Corruzione
4:52 pm, 2 Dicembre 14 calendario

Mafia a Roma Trentasette arresti, indagato Alemanno

Di: Redazione Metronews
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ROMA Una vera e propria cupola costituita da politica,  mafia ed ex membri dell’eversione di destra, avrebbe costituito a Roma una potentissima holding capace di arricchirsi con ogni tipo di affare sporco: dalla corruzione per aggiudicarsi appalti all’estorsione,  dall’usura al riciclaggio. Secondo le indagini del Ros le “attenzioni” del sistema mafioso si incentravano nelle aziende municipalizzate con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza.
Trentasette persone sono state arrestate, un centinaio quelle indagate, mentre i beni sequestrati ammontano a circa duecento milioni.
«Con questa operazione abbiamo risposto alla domanda se a Roma c’è la mafia. La risposta è sì». Lo ha detto il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. Tra gli indagati della maxi inchiesta risulta anche l’ex sindaco Gianni Alemanno, la cui abitazione è stata perquisita. A lui il Gip contesta il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. «Dimostrerò la mia totale estraneità ad ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta», ha detto Alemanno. Indagato anche l’assessore comunale alla casa Daniele Ozzimo, che si è immediatamente dimesso.
A capo dell’organizzazione ci sarebbe stato l’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati che, secondo gli investigatori, «impartiva le direttive agli altri, forniva loro schede telefoniche per conversazioni riservate e manteneva i rapporti con esponenti di altre organizzazioni criminali e con pezzi della politica, del mondo istituzionale e finanziario e con appartenenti alle forze dell’ordine e dei servizi segreti».
Tra gli arrestati ci sono anche l’ex ad dell’Ente Eur, Riccardo Mancini, e l’ex presidente di Ama (la municipalizzata per la gestione dei rifiuti), Franco Panzironi, secondo i pm romani «pubblici ufficiali a libro paga che forniscono all’organizzazione uno stabile contributo per l’aggiudicazione degli appalti».
Indagati anche il consigliere regionale Pd Eugenio Patanè, quello del Pdl Luca Gramazio ed il presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti (che si è dimesso). E perquisizioni sono state eseguite anche nei loro uffici alla Regione ed in Campidoglio. Tra i nomi  emersi nell’inchiesta, anche quello di Gennaro Mokbel, condannato in primo grado per l’inchiesta Telecom-Sparkle-Fastweb e tre noti avvocati penalisti, a cui i pm contestano il realto di concorso esterno in associazione mafiosa.
Per il procuratore capo Pignatone  «a Roma non c’è una unica organizzazione mafiosa» capace di controllare l’intero territorio, quella «di cui stiamo parlando dimostra originarietà e originalità, proprio perché nasce nella Capitale» e dimostra che «le mafie sono cambiate non ricorrono alla violenza e al controllo del territorio se non necessario per creare assoggettamento».
METRO
 

2 Dicembre 2014
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