Alla Scala un Fidelio contemporaneo
LIRICA «“Fidelio” è la ricerca della verità in una prigione”». Così ha definito l’unico lavoro teatrale composto nella sua vita da Ludwig van Beethoven la regista inglese Deborah Warner che, con la complicità della scenografa Chloe Obolensky, storica collaboratrice di Peter Brook, lo allestirà, il 7 dicembre, per l’attesa inaugurazione della stagione d’opera 2014-2015 del Teatro alla Scala.
«Qui una donna, Leonore», ha confessato la regista, già applaudita nel 2011 alla Scala per il suo “Death of Venice” di Britten, «scende agli Inferi, il carcere, per recuperare il suo amore. Con Chloe abbiamo immaginato la prigione non come un carcere di Stato, ma come una fabbrica abbandonata utilizzata come prigione temporanea. Un’ispirazione che ci è venuta dalla cronaca dei nostri giorni che mostra spesso immagini di carceri di questo tipo nelle periferie delle città e da una fotografia pubblicata sul “New York Times” che mostrava una fabbrica in disuso dove erano stati portati i prigionieri dell’Isis».
Un “Fidelio” che guarderà alla contemporaneità senza però precisi riferimenti cronachistici e con un’attenzione particolare alla recitazione dal momento che quest’opera, tecnicamente un “Singspiel”, alternerà momenti di canto ad altri di parlato.
«È difficile per noi cantanti», ha sottolineato il soprano tedesco Anja Kampe, protagonista nel ruolo di Leonore, «passare dal canto al parlato in un luogo così grande com’è la Scala e per questo ci siamo dovuti adattare. Il mio personaggio, che ho già interpretato altre volte, ha assunto nuove sfumature grazie anche ai costumi che mi fanno pensare ad abiti contemporanei nei quali mi sento perfettamente a mio agio» (Info: 02 72003744).
ANTONIO GARBISA
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