Isis
9:39 pm, 24 Novembre 14 calendario

“L’Isis non è solo terrore è moderno e pragmatico”

Di: Redazione Metronews
condividi

INTERVISTA Un modello organizzativo moderno, pragmatico e di successo. Questo, secondo Loretta Napoleoni, economista ed esperta di terrorismo internazionale, è l’Isis, l’entità oscura che tutti i giorni ci serve il male assoluto all’ora del tg. Un paradosso? Napoleoni nel suo ultimo libro “Isis, lo stato del terrore” (Feltrinelli,144 pagine, 13 euro) ne propone altri arditi, come il parallelo tra stato di Israele e Califfato. «Sembra mostruoso, ma sul piano simbolico la realizzazione dello stato islamico per i sunniti ha qualcosa di  simile all’utopia realizzata dello Stato di Israele. Il Califfato è diventato una realtà e governa un territorio grande come la Gran Bretagna”:
Come si fa a tenere insieme barbarie e modernità?
L’Isis usa strumenti premoderni, le esecuzioni di massa, la sharia, le video esecuzioni, per portare avanti una politica della paura in gran parte indirizzata all’Occidente, con grandissimo uso dei social. Ma ha un esercito moderno e sul fronte interno cerca il consenso delle popolazioni sunnite, reinvestendo il bottino di guerra in infrastrutture, facendo joint venture con le tribù locali per lo sfruttamento del petrolio, ricreando un sistema giudiziario.
Ma le stragi, le epurazioni  riguardano il fronte interno.
Si tratta di un pragmatismo estremo. La pulizia religiosa “conviene”. Ti dicono: ti converti, se no mi paghi e te ne vai, se non paghi e non te ne vai ti ammazzo. Noi vediamo solo l’ultima parte, terribile, ma dietro c’è una strategia politica per creare un’area omogenea e quindi più stabile. Un’eccezione in Medio Oriente.
Sembra che l’Isis sia comparso da un giorno all’altro.
Il deficit delle intelligence e delle diplomazie è stato catastrofico. Invece era tutto scritto: nel caos siriano della guerra fatta per procura, ogni gruppo ha avuto i suoi sponsor internazionali, i suoi finanziatori, ma l’Isis invece che attaccare Assad ha attaccato gli altri gruppi per conquistare pezzi di territorio, ha lavorato sottotraccia, fino a trasformarsi in Stato, sapendo che a differenza del passato, oggi non esiste più un fronte compatto per sostenere una guerra come nel 2003.
Perché l’Isis seduce tanti giovani cresciuti in Occidente?
Ha un potere pazzesco di seduzione per i giovani radicalizzati. A differenza di Al Qaeda che aveva solo un messaggio distruttivo, l’Isis propone il riscatto dei musulmani grazie alla creazione di uno stato salafita in un territorio che rompe i confini a suo tempo inventati dalle potenze europee. E qui viene un’altra domanda: a che è servita l’esportazione della democrazia? In Iraq al Maliki ha fatto cose tremende contro i sunniti e l’Occidente ha lasciato fare.
Lei dice che nei confronti dell’Isis bisogna applicare la realpolitik, in che senso?
Bisogna innanzitutto riconoscerlo: è uno Stato. Non dico che si debba trattare con loro, perché vorrebbe dire dargli un riconoscimento, ma servono diplomatici scaltri capaci di aprire canali con i capi tribù, quelli che si sono alleati con l’Isis.
Il rischio per l’Occidente?
Il rischio è aumentare l’instabilità in un’area alle porte dell’Europa.
PAOLA RIZZI
@paolarizzimanca
 

24 Novembre 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo