Anche nella Chiesa tanto da rottamare

Le parrocchie eliminino le liste dei prezzi dei sacramenti! Così tuonò Papa Francesco. Che appare un rivoluzionario agli occhi di consuetudini mercenarie che nulla hanno da spartire con quello che c’è scritto nel Vangelo. Pagare comunioni, battesimi e matrimoni è follia. Ci sono alcuni prelati delle alte gerarchie che hanno teso a minimizzare o negare. Il cardinale Bagnasco ha detto che i “sacramenti non sono pagati in nessun modo”. Quando, da invitato, ho partecipato a un matrimonio a Milano, gli sposi mi hanno raccontato la difficoltà di trovare una Chiesa. Avevano messo gli occhi su una in particolare ma c’era una lista d’attesa inenarrabile. In un’altra Chiesa era pressoché impossibile tentare di accedere: troppo cara, e poi comunque era su di livello per poter seppur minimanente sperare di varcare la soglia. Addirittura in cerchie, che in un’altra era avremmo detto “altolocate”, la scelta di sposarsi è subordinata al tipo di Chiesa. È il luogo sacro scelto che dà lo status, che movimenta il gossip, che fa crepare di invidia. Siamo alla conferma plastica che c’è mercato. Lunga vita a Papa Francesco: rottamare un po’ di generali che hanno confuso la Chiesa con una banca di investimento (non solo di sacramenti à la carte si tratta, è lunga la lista di prelati con ricchi conti correnti e sostanziose proprietà) sarà più duro che schiarire le fila della politica corrotta.
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