Furchì, l’ipotesi del killer in affitto

TORINO Un omicidio su commissione. È la nuova ipotesi investigativa per il delitto di Alberto Musy. Secondo il pm Roberto Furlan, infatti, Francesco Furchì, a processo per l’omicidio dell’ex consigliere dell’Udc, avrebbe ucciso dietro un pagamento di 30 mila euro e su ordine di uno o più mandanti che si nasconderebbero in Calabria. Il colpo di scena ieri nel corso del dibattimento davanti alla Corte d’Assise. A sollevare il dubbio in aula è stata l’accusa portando alla luce una intercettazione ambientale che vede protagonista Felice Filippis, amico di vecchia data di Furchì, e sua moglie.
Le frasi sono state catturate da un cimice nascosta e si sente la moglie di Filippis inveire contro il marito: «Quello se n’è liberato subito, la pistola dev’essere in Calabria. Nessuno me lo caccia dalla testa», dice la donna. Filippis tace e lei torna alla carica «E l’hanno pagato! Si è trovato 30 mila euro sul conto». Soldi che sarebbero stati versati sul conto della sorella di Furchì. Il pm, ieri, ha chiesto conto a Filippis, nel corso della sua testimonianza, di quelle frasi, ma l’uomo non ha saputo rispondere.
L’intercettazione è avvenuta nell’ambito di un’inchiesta contro ignoti che riguarderebbe il presunto complice di Francesco Furchì. Un’inchiesta parallela secondo i legali di Furchì, che parlano di violazione del diritto di difesa. Nella prossima udienza, il 2 dicembre, saranno sentite la moglie di Filippis e la sorella di Furchì.
REBECCA ANVERSA
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