Gyllenhaal paparazzo e sciacallo
3:20 pm, 3 Novembre 14 calendario

“Paparazzo o sciacallo?” Gyllenhaal presenta il suo atto d’accusa

Di: Redazione Metronews
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CINEMA In cerca di sangue. Omicidi, incidenti, incendi, risse, tutto può diventare denaro per chi lotta all’ultimo sangue in cerca delle  immagini che rendono di più. Sono gli “sciacalli”, i paparazzi, che schizzano da una scena del crimine all’altra in una Los Angeles addormentata. Lou, protagonista de “Lo sciacallo”, diretto da Dal Gilroy e dal 13 novembre nei cinema, è uno di loro, ha lo sguardo enigmatico di Jake Gyllenhaal. Uno sciacallo con una filosofia chiara: «So che la cultura del lavoro dei giorni nostri non garantisce più un posto di lavoro. Le cose belle succedono a coloro che lavorano come pazzi, e che le brave persone che raggiungono la vetta non ci sono capitate per caso. Il mio motto è: se vuoi vincere la lotteria, gudagnati i soldi per il biglietto».
Un mostro moderno, che il regista sintetizza così: «Lou è sempre affamato e pronto a distruggere qualunque cosa gli ostacoli il cammino. Inizia cercando lavoro e finisce per gestire un business in espansione che ha sempre bisogno di nuovo sangue per vivere. È un happy ending per il nostro eroe, ma una fine da incubo per la società, perché il vero orrore non è Lou, è il mondo che lo ha creato e che lo premia».
Per Gyllenhaal, Lou: «È una strana combinazione di società primitiva e moderna. Viaggia su internet e manipola la realtà e tecnologia per far sembrare vero anche ciò che vero non è. Arriva a creare incidenti per trasformarli in notizie, perchè in tv le notizie vengono confezionate, sono un prodotto che serve a vendere pubblicità, la verità conta poco». E a chi fa notare all’attore che nel film appare molto emaciato, risponde:  «Se le notizie erano false, la stanchezza e lo spaesamento erano verissime, dato che le scene migliori le giravamo tra le 5 e le 7 del mattino».
SILVIA DI PAOLA
 

3 Novembre 2014
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