Burkina Faso
5:50 pm, 2 Novembre 14 calendario

In Burkina Faso Devastazione e ramazze

Di: Redazione Metronews
condividi

Marina Spironetti, fotoreporter milanese, da un mese è in Burkina Faso e in queste ore sta cercando di tornare in Italia. Ma non è facile: la situazione è in continua evoluzione dopo la cacciata dell’ex capo di Stato Compaorè, detronizzato dal golpe dei militari giovedì e fuggito  in Costa d’avorio
Prima ci sono state le fiamme, poi la calma apparente, poi di nuovo la tensione.Una tensione che è giunta improvvisa, nelle prime ore del pomeriggio, annunciata dai colpi di arma da fuoco che hanno rotto quel silenzio strano che ci accompagnava da stamani.
L’esercito ha sparato per disperdere la folla, che era di nuovo scesa nelle strade di Ouagadougou per ribellarsi al neonato regime militare, davanti alla sede di RTB, la televisione di stato burkinabé. Sono seguiti momenti di confusione, con un’opposizione che si è rivelata poco compatta dal punto di vista delle dichiarazioni, e con le forze armate che hanno iniziato a presidiare le principali arterie della città e la neonata Place de la Revolution (la vecchia Place de la Nation, cuore pulsante delle manifestazioni degli ultimi giorni).
Torna quindi l’inquietudine sulle sorti politiche del Burkina Faso, che proprio qualche ora prima aveva iniziato a rialzare la testa.
La popolazione, nella giornata di sabato e durante la mattinata di domenica, era di nuovo scesa per le strade, ma questa volta per pulirle e riportarle alla normalità. Un bisogno di rimettere le cose a posto, a cui è stato dato il nome di Operazione Manamana: donne che spazzano le strade, uomini che rimuovono carcasse di veicoli bruciati, impiegati di banca che fanno rientro alle loro sedi di lavoro per tentare di mettere un minimo di ordine fra i documenti sparpagliati sul pavimento.
Un’autentica razzia è quella di fronte a cui ci siamo trovati davanti nel nostro primo giro di ricognizione dopo gli avvenimenti drammatici dello scorso 30 ottobre. Un parlamento ridotto in cenere, negozi completamente svuotati, l’hotel Azalai, uno degli indirizzi più prestigiosi della capitale, devastato. Nella furia collettiva, i rivoltosi hanno portato via tutto il possibile: mobili, suppellettili, persino prese elettriche e lampadine, lasciando un panorama desolante.
Eppure, nonostante la tristezza, sembrava che le cose stessero rientrando alla normalità. I giochi cambiano, velocemente, per l’ennesima volta, nel giro di poche ore. E gli stranieri restano appesi alle notizie che arrivano, frammentarie, da twitter e dagli organi di stampa. In attesa di una conferma, in attesa di partire.
MARINA SPIRONETTI

2 Novembre 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA