Tribunale: niente soldi per i lavoratori sociali

Ritirano atti, firmano ricevute, maneggiano faldoni (anche se dovrebbero fare solo fotocopie e spingere carrelli) e coprono le ferie di luglio e agosto dei cancellieri. Sono i Lavoratori socialmente utili (Lsu) del progetto “Forlav” gestito dall’Afol (l’Agenzia provinciale di formazione, orientamento e lavoro) presso il Tribunale di Milano: oltre un centinaio tra cassaintegrati e lavoratori in mobilità, tutti over 40, che aiutano il Palazzo di Giustizia a non affondare.
Secondo il bando della “Work experience” partita a maggio e della durata di sei mesi, a ogni partecipante spettano, per 22 ore settimanali di attività, 250 euro erogati dalla Provincia e un rimborso spese dalla Regione (94 euro se il lavoratore risiede a Milano, 136 se in provincia,  170 se fuori provincia).
Ma a oggi, gli Lsu hanno ricevuto solo il rimborso regionale del primo mese, poi il nulla. In pratica, da 5 mesi  stanno lavorando in perdita, dovendo anticipare  trasporti e vitto. Un paradosso, accresciuto dalla richiesta del Tribunale di prolungare il progetto, visto che queste risorse suppliscono alla mancanza di personale.
 
Alle proteste dei lavoratori,  Afol ha risposto incolpando prima  il Tribunale che non avrebbe trasmesso le presenze (sebbene ogni corsista abbia un badge che registra entrata e uscita in tempo reale);  poi con un blocco dei finanziamenti provinciali, eliminato – secondo Afol – solo a settembre (cioè quattro mesi dopo l’inizio del progetto). Infine, il colpevole sarebbe stato il sistema di rendicontazione del Pirellone.   
Per Giuseppe Zingale, direttore di Afol, non c’è da allarmarsi: «L’amministrazione paga sempre, magari con molto ritardo, ma paga», dice, «del resto non posso anticipare io come Agenzia. Comunque, ricordiamoci che questi non sono lavoratori, ma Lsu, che anzi dovrebbero essere grati alla Provincia se non li lascia a casa del tutto». Già, dovrebbero proprio  ringraziare.
Andrea Sparaciari