6:00 am, 2 Ottobre 14 calendario

L Italia non povera Raccontiamoci meglio

Di: Redazione Metronews
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L’Opinione. Il Pil (Prodotto interno lordo) dell’Italia è il solo, in Europa, che non dà segni di vita. Che non fa uno scattino all’insù. Manca la crescita, dice chi se ne intende. Manca l’inquietudine. La “salutare inquietudine”, ha scritto, sul Corriere della Sera, il sociologo Giuseppe De Rita, papà del Censis. Noi l’abbiamo evidenziata in parecchie occasioni la specificità del caso Italia. Nessun indice, dato o percentuale, in uso, riesce a decifrare il vero stato di salute del nostro paese. Il premier Renzi, non a caso, cerca di spronare, di fare degli elettrochoc al corpaccione italico, invita a darsi una mossa, di lasciar lì di lagnarsi. Se non c’è reazione vuol dire che poi tanto male l’Italia non sta (c’è solo paura del futuro e quindi si fa “musina” a tutto spiano). Dove sono andati a finire gli ottanta euro in più in busta paga? Risparmiati. Sul risparmio siamo in cima alle classifiche e ci siamo ritornati in queste settimane (1500 miliardi di euro di risparmio gestito!). L’80% di italiani sono proprietari almeno di una casa. Se facciamo il totale è dura trovare un paese povero: questa è ricchezza viva. Palpabile. Sono stati revisionati, di recente, gli indicatori che determinano il Pil. E’ stata inserita la cosiddetta economia nera (illegale: dalla prostituzione alla criminalità), ma allora perché non inserire il sommerso che da noi è ritornato a mille con la diffusa mancanza di lavoro (è un job act fatto in casa).
Il patchwork è vario e ci dà la fotografia esatta di un paese che non ha le pezze sul sedere. I dati, a ritmo forsennato, che escono da ognidove, sono fallaci, non reali della situazione, di come stanno le cose, di come va. Serve un aggiornamento anche del racconto, della narrazione di noi stessi. I media non mancano di presentarci, uno dietro l’altro, casi drammatici, di una Italia alla canna del gas, che non ce la fa, ormai in stato comatoso. Il riflesso di una situazione non reale porta la gente ad allarmarsi oltre i limiti e pensare a sé stessa e non alla comunità. La patrimonializzazione crescente, , ricorda De Rita, andrebbe mobilizzata. Cioè la tanta ricchezza che c’è, andrebbe veicolata, finalizzata su idee, progetti (investimenti) per l’Italia, per la crescita. L’alternativa è tassarla. Se il dato, crepuscolare e mortifero,  del Pil italiano non è reale sullo stato di salute dell’economia del  Paese, al contrario, ci dice, quanti antidepressivi ci servono per reagire all’ineluttabile destino.
Maurizio GuandaliniEconomista e giornalista

2 Ottobre 2014
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