Clive Owen torna alle serie

A prima vista, sembrerebbe solo l’ultima star di Hollywood ad aver fatto il salto nel piccolo schermo. In realtà, per Clive Owen, protagonista da agosto della serie “The Knick” (in onda  sulla tv via cavo Cinemax) si tratta di un ritorno alle origini. E, trattandosi di Owen, attore dalle scelte coraggiose, non poteva che essere  uno show particolare: ambientato ai primi del ‘900, racconta le vicende del dottor John Thackery del Knickerbocker Hospital di New York, chirurgo brillante, ma schiavo della cocaina. A dirigere, un maestro come  Steven Soderbergh. Se vi capita di vederla, non aspettatevi  fiocchetti e battute: l’ambientazione è cupa e molto realistica. Forse troppo per alcuni (pochi) detrattori. Per molti è la serie dell’anno.  
Mr. Owen, perché tornare alla tv dopo 20 anni?
Ho iniziato lì, nel 1990.  Le due stagioni di “Sherman” sono state il mio debutto. Poi decisi che la tv non mi interessava più e che volevo fare altro.
Cosa le ha fatto cambiare idea?
Beh, già il fatto di essere diretto da Soderbergh non è male (ride…). Mi ha chiamato appena ha avuto  lo script e mi ha detto che stava progettando 10 puntate e che mi avrebbe mandato la sceneggiatura aspettandosi un mio parere. L’ho letta e 40 minuti dopo mi sono detto: è impossibile che io resti fuori da questo show.
Lei però non era felicissimo di impegnarsi per 10 puntate, figuriamoci quando sono diventate 20 dopo l’ok del canale alla seconda stagione…
Vero, non ero affatto sicuro di voler fare nello stesso ruolo per 10 ore di tv. Però quando hai una parte così difficile, ti ricordi perché hai deciso di fare questo lavoro.
Com’è il dottor Thackery, il suo personaggio?
Certamente non è il dottore rassicurante che prende per mano le persone per salvarle. Lui vuole cambiare la medicina, è ambizioso e frustrato. In più è un “tossico”. Insomma, una splendida sfida per un attore.
Ned Ehrbar/MWN