Rebecca Hall spiega l amore
Una storia che si chiama desiderio. È quella del cinema di Patrice Leconte, che intorno al desiderio ha sempre gravitato e che oggi – parlando del suo “Una Promessa” (dal 2 ottobre nei cinema) – ammette: «Questo film è il frutto della mia ossessione di sempre, il desiderio ma legato all’amore». Tirato fuori dalle pagine di Stefan Zweig, il film incorniciato (con molte libertà) nella Germania del 1912, racconta la storia del giovane povero (Richard Madden, “Il trono di spade”) che inizia a lavorare in una grande acciaieria di cui sono proprietario Karl Hoffmeister che ha la faccia e la durezza di Alan Rickman (il Severius Piton di Harry Potter) e la sua giovane moglie, Rebecca Hall, che come nella miglior tradizione è stanca del freddo coniuge ed è pronta ad accogliere il fascinoso Friedrich.
Signora Hall si sente vicina al suo personaggio?
In parte. È moderno, universale e, anche se la storia è lontana dall’oggi, ciò che conta è il suo romanticismo che appartiene a molti, visto che tutti soffriamo per amori non corrisposti o perduti. Per me è importante che si tratti di una storia lontana dal sentimentalismo mieloso dell’happy end ad ogni costo di Hollywood.
Però il finale è stato modificato rispetto al libro…
Sì, questa è una storia realistica, anche se si è scelto un finale più positivo rispetto a quello del libro. Zweig credeva che il desiderio non resiste a nulla. Leconte è più ottimista ma vero!
Per lei l’ amore può viversi al di là delle distanze?
Non lo so e devo ammettere che devo forzarmi per essere paziente, ma penso che a volte la distanza possa persino essere eccitante.
silvia di paola
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