Eterologa le Regioni avanti in ordine sparso

famiglia – Un network di centri in collegamento tra loro, un registro nazionale dei dati, e un ticket «che sia più o meno uniforme in tutte le Regioni». Sono i punti chiave dell’applicazione della fecondazione eterologa in Italia, secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ieri – a Milano per il summit informale dei ministri della Salute Ue – è tornata a chiedere con urgenza «una legge nazionale». Quello all’eterloga è infatti (dopo la sentenza di aprile della Consulta) un diritto a macchia di leopardo: le Regioni sono andate avanti in modo autonomo. «La legge -sottolinea il ministro – ci serve per dare la tracciabilità a livello nazionale e per poter fare un centro nazionale per la tracciabilità dei donatori e dei gameti», ma anche «per riuscire a finanziare l’eterologa in modo equo e sostenibile per tutte le regioni».
Da Nord a Sud
In Italia, le Regioni stanno procedendo in ordine sparso con delibere attuative sul tema. Si va dalla Lombardia, dove i costi della terapia sono interamente a carico dei pazienti (non essendo stata riconosciuta nei Livelli essenziali di assistenza) al Veneto, dove il servizio sarà garantito in 36 centri accreditati dal 1 ottobre con un ticket di 36 euro; a carico del Ssn invece in Emilia Romagna, dove sono 21 i centri accreditati; in Liguria, solo 2 i centri specializzati e un ticket in base al reddito. Il Piemonte anche ha recepito le linnee guida ma ha rimandato il nodo costi (ci dovrebbe essere un ticket di 6-700 euro) ad un provvedimento nazionale. Il Lazio ha approvato le linee guida la scorsa settimana: 21 i centri (di cui 7 pubblici) accreditati e un ticket da stabilire in un tavolo interregionale per arrivare nelle intenzioni a una soluzione unica nazionale (per l’omologa il ticket nel Lazio è di 1.800 euro). In Umbria la fecondazione sarà gratuita presso il Santa Maria della Misericordia.
(s.b.)
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