8:02 pm, 10 Settembre 14 calendario

Italiani tutti pazzi per la nuova Tasi

Di: Redazione Metronews
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Roma. Si saprà solo il 18 settembre, con l’ufficializzazione sul sito delle Finanze, quanti sono stati i Comuni che non sono riusciti a deliberare entro ieri l’aliquota Tasi. A ridosso della scadenza mancavano all’appello più di tremila Comuni su ottomila. Quelli “fuori tempo” incasseranno la Tasi solo a dicembre con l’aliquota base dell’uno per mille. Ma che si vada profilando una stangata d’autunno – tanto che lo stesso premier Renzi ora ne scarica la “paternità” sul suo predecessore Letta – è una certezza. Dall’analisi delle delibere municipali approvate emerge un’aliquota media del 2,46 per mille, ma sono molti i Comuni che hanno spinto al massimo la nuova tassa sulla casa, superando il tetto del 2,5 per mille e aggiungendo l’addizionale dello 0,8 prevista per finanziare le detrazioni. Al 3,3 per mille sono ad esempio Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Torino, Venezia, Bari e Catania. Così il confronto con l’Imu pagata nel 2012 – che aveva detrazioni più generose – sarà amaro.
I calcoli sul web
Paradossalmente i Comuni che avevano l’Imu prima casa alta (5-6 per mille) ora avranno una Tasi più leggera come a Roma, Torino, Genova e Napoli; mentre quelli che avevano tenuto l’Imu al minimo (4 per mille) si vedono obbligati a “picchiare” sulla Tasi per preservare il gettito. Ecco spiegati gli aumenti, seppure contenuti, previsti a Venezia, Milano e Firenze. Oltre che le città con vecchia Imu bassa, la Tasi penalizzerà gli immobili con rendite catastali medio-basse e le famiglie con figli. Alla faccia dell’equità. Per il calcolo Tasi si può cliccare su www.amministrazionicomunali.it. Pagano i proprietari di prima e seconda casa (questi ultimi anche l’Imu). Le scadenze sono variabili. Duemila Comuni hanno fatto pagare l’acconto a giugno, altri 3.600 lo faranno pagare entro il 16 ottobre. Seconda e ultima rata il 16 dicembre.
Immobiliare, mercato a picco
Dopo il decennio ruggente 1997-2007, ora con la crisi il mercato immobiliare si è dimezzato. Nel residenziale si è passati dalla compravendita di 807 mila abitazioni nel 2007 alle 403 mila del 2013. Si è tornati così al volume di scambi del 1984. È quanto emerge da un dossier Rur-Censis. Anche nel confronto con il 2008, primo anno di forte flessione del mercato, il calo al 2013 è rilevante, con un fatturato sceso da 112 miliardi a 68 (-39,7%). Male anche il non residenziale: tra il 2008 e il 2013 -50,9% il fatturato per il settore uffici, -55,1% per il commerciale e -50,6% per i capannoni industriali. Secondo il Censis il 2014 sarà di stagnazione: il mercato non ha ancora la forza di risalire. Possibile inversione non prima della metà del 2015.
Le famiglie tagliano vestiti e pasti
Il reddito disponibile delle famiglie italiane è tornato ai livelli di 30 anni fa. È quanto emerge da un rapporto di Confcommercio. Nel 2014 il reddito è stato di 17.400 euro (come nel 2013), nel 1986 era di 17.200 euro. Nell’ultimo anno tutte le categorie di consumo sono state tagliate dalle famiglie. Le diminuzioni più sensibili hanno interessato i pasti in casa e fuori (-4,1%) e in particolare l’alimentazione domestica (-4,6%), i viaggi e le vacanze (-3,8%) e la cura di sè e la salute (-3,5%), al cui interno si è registrata la netta flessione della spesa per abbigliamento e calzature (-6,3%). In poco più di 20 anni i consumi degli italiani sono cresciuti soltanto del 12,3% e questo grazie alla dinamica positiva dei servizi; mentre i consumi di beni sono fermi da oltre un ventennio.
 
(Metro)

10 Settembre 2014
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