Partito il nuovo progetto in Calabria per la protezione della tartaruga Carretta

Da oltre dieci anni, grazie al progetto di ricerca TARTACare dell’UNICAL (avviato nel 2000), sappiamo che sulla costa ionica calabrese, in provincia di Reggio Calabria, si concentrano tra il 60 e l’80% di tutti i nidi di Caretta caretta deposti annualmente in Italia.
L’area interessata da questo fenomeno è denominata “Costa dei Gelsomini” e comprende il tratto costiero compreso tra Capo Bruzzano e Melito di Porto Salvo, lungo 36 km e caratterizzato perlopiù da spiagge sabbiose.
Grazie al lavoro di monitoraggio e salvaguardia della specie, portato avanti dal Prof. Mingozzi e dal suo staff di ricercatori, dal 2000 al 2013 oltre 10.000 piccoli di tartaruga sono nati sulla costa ionica reggina e si sono tuffati nelle sue acque, alimentando la popolazione Caretta caretta nel Mediterraneo.
Nell’area mediterranea i siti riproduttivi più importanti si rinvengono in Grecia, Turchia, Cipro e Libia, paesi che concentrano da soli il 97% dei circa 7.200 nidi annualmente deposti nel Bacino. Le ricerche condotte rivelano che le tartarughe che nascono sulle coste calabresi hanno inoltre caratteristiche biologiche peculiari: il loro patrimonio genetico è infatti diverso da tutte le altre popolazioni mediterranee .
Salvaguardare la specie nel momento della nidificazione però non basta, il ciclo di vita di Caretta è complesso, poiché interessa habitat differenti, da quello terrestre a quello marino, e la salvaguardia di questa specie coinvolge ambiti decisionali a livelli diversi, che devono necessariamente cooperare fra di loro per poter dare dei risultati efficaci.
Con questo obiettivo è stato elaborato il progetto LIFE Caretta Calabria, finanziato nel 2013 nell’ambito del programma LIFE della DG Ambiente della Commissione Europea e che si concluderà nel 2017.
Il progetto ha come scopo quello di intervenire sui fattori antropici che mettono in pericolo la sopravvivenza della specie, sia sulle coste che nel mare aperto: lo spianamento e la pulizia meccanica degli arenili, il passaggio di mezzi fuoristrada, l’inquinamento luminoso sul litorale (che disorienta i piccoli appena nati, allontanandoli dal mare), il fenomeno dell’erosione costiera, che ha determinato la scomparsa di interi settori d’arenile.
Insieme alle minacce terrestri, le cause del declino delle popolazioni mediterranee sono da ricercarsi anche nell’incremento della mortalità nella fase di vita marina, in particolare le attività di pesca: si stima che almeno 60.000 esemplari siano catturati ogni anno nel Mediterraneo e che almeno 20.000 siano quelli vittime delle attività di pesca nei mari italiani.
Nell’attuale fase di sviluppo del progetto, il LIFE Caretta Calabria sta operando su entrambi i fronti: da una parte sta avviando un lavoro partecipato con i Comuni della costa ionica per realizzare un Protocollo comune sulla gestione delle spiagge e sta progettando degli interventi mirati di riqualificazione delle dune per combattere l’erosione costiera, ottimizzando la fruibilità delle spiagge; dall’altra sta attuando, di concerto con il settore della pesca, delle misure che riducano le catture accidentali di Caretta, migliorando la conoscenza della specie da parte dei pescatori e minimizzando, attraverso l’impiego del GIS, la probabilità di cattura nelle aree che, dalle ricerche UNICAL, risultano maggiormente frequentate dalla specie.
Del progetto e dell’importanza di difendere la biodiversità mediterranea rappresentata da questa specie così carismatica, si parlerà in occasione del Festival Paleariza, la rassegna di musica etnica che ogni anno, ad agosto, si tiene nell’area grecanica della Costa dei Gelsomini, e che quest’anno aprirà parlando della tartaruga marina Caretta caretta durante la sua prima tappa nel comune capofila di progetto, il Comune di Palizzi.
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