Alta tensione in Libia Chiuse due ambasciate
Tripoli. n Libia è ancora caos, dopo i ripetuti scontri tra forze militari laiche e miliziani islamisti. Nell’attacco portato domenica contro l’assemblea legislativa, due persone sono rimaste uccise e altre 55 ferite. Protagoniste del blitz, forze leali al generale Khalifa Haftar, ex fedelissimo di Gheddafi che, secondo le autorità libiche, sarebbe sostenuto dalle due milizie al-Qaaqaa e Sawaaq, le più grandi di Tripoli, nonostante operino sotto il mandato del governo. La Ue, che si è detta «gravemente preoccupata», ha chiesto alle parti che evitino altro spargimento di sangue. Ieri la situazione a Tripoli era calma: scuole e negozi aperti, la vita nelle strade è tornata normale. Ma si sono registrati nuovi scontri a Bengasi e sempre in Cirenaica, nella città portuale di Tobruk, una base aerea ha deciso di unire le proprie forze a quelle dell’ex generale che stanno combattendo i miliziani islamici. L’ambasciatore italiano, Giuseppe Buccino Grimaldi, ha comunque rassicurato sugli italiani nel Paese: «Ci sono 1.200 persone, tra italiani e italo-libici: siamo in contatto con tutti e per il momento non registriamo alcuna criticità», e ha negato che ci sia un piano di evacuazione per gli imprenditori del Belpaese a Tripoli. Ma la Libia è sull’orlo della guerra civile e il timore è che la crisi si allarghi. L’Algeria si è detta «pronta a intervenire per difendere i libici nel caso in cui le forze egiziane dovessero entrare in Libia». Intanto, di fronte alla mancanza di sicurezza nel Paese, dove di recente sono stati sequestrati anche vari diplomatici, Arabia Saudita e Emirati Arabi hanno chiuso le ambasciate. E il prezzo del petrolio è volato.
(Metro)
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