8:28 pm, 11 Maggio 14 calendario

Per ore strette nei camion con le armi puntate contro

Di: Redazione Metronews
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Nigeria. «Troppo spaventoso per trovare le parole per raccontarlo». Così una ragazza fuggita dai militanti di Boko Haram, gli estremisti islamici che l’avevano rapita insieme con oltre 270 studentesse nigeriane minacciando di venderle come schiave nei paesi confinanti per pochi dollari. La studentessa 19enne Sarah Lawan, parlando con Associated Press, ha detto di essere troppo spaventata per tornare a scuola. Molte altre ragazze sarebbero potute fuggire come lei e altre 52 – ha aggiunto – ma erano troppo spaventate dalla minaccia degli uomini armati.
Chiesto intervento dell’Onu
La giovane ha raccontato che i militanti che le hanno rapite lo scorso 15 maggio a Chibok, nel nordest della Nigeria, le hanno caricate su dei camion e hanno viaggiato per ore prima di fermarsi. Quando le hanno fatte scendere, lei e un’amica si sono nascoste nei cespugli. Le studentesse ancora in mano agli estremisti sono 276. Il governo nigeriano ha accettato l’aiuto di Usa, Regno Unito, Francia, Cina e Spagna, dopo che è stato travolto dallo scandalo per l’inerzia nella ricerca delle rapite. Ieri un noto gruppo per i diritti della Nigeria, il Socio-Economic Rights and Accountability Project, ha sollecitato un intervento del Consiglio di sicurezza Onu: «Preoccupazione e condanna non sono abbastanza: deve agire in modo deciso perché il costo dell’inazione è troppo alto».
Twitta anche Papa Francesco
La campagna su twitter per riportare a casa le ragazze nigeriane ha visto aggiungersi un sostenitore d’eccellenza: Papa Francesco. Il pontefice, usando l’hashtag #BringBackOurGirls, ha scritto su twitter: «Uniamoci tutti nella preghiera per l’immediato rilascio delle liceali rapite in Nigeria». Il tweet è stato rilanciato in inglese e in spagnolo.
Si mobilità la comunità nigeriana
«Nel vero Islam, l’educazione non è peccato ma è un dono di Dio». Con queste parole l’imam di una moschea di Brentwood, nel Maryland (Usa), si è rivolto ai suoi fedeli, molti dei quali di origini nigeriane, per unire la sua voce al coro di proteste e appelli. Per la prima volta la comunità nigeriana degli Stati Uniti è mobilitata e partecipa attivamente alle proteste e manifestazioni.
 
(Metro)

11 Maggio 2014
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