6:06 am, 14 Aprile 14 calendario

Lavoro 8 ragazzi su 10 hanno scarsa fiducia

Di: Redazione Metronews
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roma Lavorare in una grande multinazionale o in proprio, ma senza allontanarsi troppo da mamma e papà. Sono i desideri in chiaroscuro dei ragazzi italiani alle prese con un mix di ambizione e  sfiducia. Saltano fuori dall’ultimo Osservatorio Istud sul rapporto tra giovani e mondo del lavoro in un mercato globale. Obiettivo dello studio: esplorare sogni, atteggiamenti e aspettative di chi si affaccia per la prima volta sull’uscio della “vita attiva” cercando di lasciare a casa lo spettro della disoccupazione. A confronto i punti di vista degli studenti italiani e dei coetanei stranieri, che vivono nell’area delle economie emergenti del Bric (Brasile, Cina, India) e in quella industriale avanzata (Great Industriale Western Countries) di Usa e Europa.
All’estero?
Sì ma solo per necessità. I questionari sono stati rivolti fra febbraio e novembre 2013 a oltre tre mila ragazzi, maschi e femmine. In maggioranza laureati, i giovani consultati abitano nelle grandi città, da soli. In controtendenza i giovani italiani che confermano una maggiore difficoltà a lasciare la famiglia: ben più del 50% vive ancora a casa con mamma e papà anche dopo i 30 anni (per mentalità oltre che per impossibilità economica). Ma anche se il desiderio sarebbe quello di non allontanarsi dalle proprie radici, in molti sono disposti, loro malgrado, a trasferirsi all’estero per la necessità di trovare lavoro. A differenza dei coetanei soprattutto americani, tedeschi e britannici, che considerano il trasferimento non una fuga obbligata, ma uno stimolo alla crescita, un’opportunità per costruire il loro futuro personale e professionale in linea con interessi e studi. Il motivo del diverso atteggiamento? La mancanza, quasi totale, di fiducia: l’80% giudica le prospettive lavorative in Italia “basse” o “scarse”.  
L’ufficio ideale?
In un’azienda globale e manageriale. O nella propria impresa. Potendo usare la magica bacchetta, il lavoro più desiderato è all’interno di un’organizzazione «grande, tecnologica, globale e manageriale». Lavorare per una multinazionale è la cosa preferita per la maggioranza dei giovani consultati. Anche per gli italiani che però, se non vogliono per forza espatriare, devono confrontarsi con le caratteristiche del nostro Paese rappresentato soprattutto da piccole e medie imprese. Sarà per questo che in molti sperano anche di diventare imprenditori.
Formazione all’estero?
“Ni” grazie. Chi ha avuto la possibilità di fare esperienze all’estero per almeno di 6 mesi, si è mostrato più pronto a investire sulle proprie forze e a fare programmi a lungo termine. Se per i ragazzi italiani i soggiorni oltreconfine dipendono principalmente dagli scambi interculturali come l’Erasmus, per gli studenti americani, tedeschi o inglesi, sono invece legate alla mobilità professionale dei genitori che spesso lavorano in contesti internazionali. Per questa abitudine a spostarsi di più rivelano un grado di maturità maggiore nei confronti di un lavoro senza frontiere rispetto ai ragazzi italiani. Che, in tema di investimenti per il futuro, non credono nei master (solo l’11 % pensa che abbiano un ritorno concreto) a differenza di tutti gli altri che lo ritengono molto utile.
(Luisa mosello)

14 Aprile 2014
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