ALL AQUILA TORNA IL FUTURO

L’Aquila. No, non è un anniversario come un altro. A l’Aquila, questa volta, qualcosa è cambiato. Lo dicono i 45mila cittadini che sono riusciti a tornare a casa. Lo dicono i numeri: 1 miliardo e 443 milioni di euro fatti partire negli ultimi 12 mesi. Lo dice il centro storico, sempre disabitato, ma scevro della presenza militare: scaduto il mandato, i presidi fissi del centro storico il 31 marzo sono andati via. Ora è in fase di studio un progetto di videosorveglianza.L’Aquila, a cinque anni dal sisma che il 6 aprile devastò la città e rase al suolo numerosi centri abitati, sta passando dalla fase dell’emergenza a quella della ricostruzione. I tempi sono ancora lunghi: «Almeno cinque anni», ci hanno spiegato dal comune, ma il sindaco Massimo Cialente in questi giorni è ottimista: «Il governo mi ha promesso che potremo togliere la spesa per la ricostruzione dal patto di stabilità». I primi numeri danno ragione all’ottimismo: «Siamo riusciti a rimettere nelle case circa 45mila persone, ora ne restano altre 25mila da sistemare». E ce n’è anche per le periferie: «servono appena 400 milioni – dicono dagli uffici del sindaco – per finire la ricostruzione».L’emergenza vera riguarda le scuole. Dopo il terremoto sono stati costruiti i ‘Musp’, edifici prefabbricati che dopo cinque anni stanno andando in malora e nel frattempo, pur essendoci molti progetti già approvati, non ci sono le risorse per finanziarli. La senatrice del Pd Stefania Pezzopane dice: «Abbiamo avuto oltre tremila ragazzi giovani in età scolare che sono andati. Non solo per il problema delle scuole ma anche perchè non c’è una vita sociale o perchè si è perso il lavoro. Al quinto anno dal terremoto tanto è stato fatto ma tanto ancora c’è da fare, altrimenti la città muore».stefania divertito
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