7:31 pm, 25 Marzo 14 calendario

Il pm in appello Assolvete D G

Di: Redazione Metronews
condividi

Il processo di primo grado che condannò  Stefano Dolce e Domenico Gabbana a un anno e 8 mesi, fu un processo viziato dal “pregiudizio” dell’Agenzia dell’entrate, della Guardia di finanza, della Procura di Milano e anche del giudice di primo grado. A dirlo, non è stato ieri l’avvocato dei due stilisti (che erano stati ritenuti colpevoli di omessa dichiarazione dei redditi su un imponibile di 200 milioni di euro), ma il sostituto Procuratore generale Santamaria, titolare dell’accusa al processo d’appello.
Un convincimento, quello del pregiudizio dei suoi colleghi e collaboratori, che ha portato Santamaria a chiedere di: “Assolvere tutti gli imputati perché il fatto non sussiste”, perché «chiedere per i due stilisti una condanna contrasta con il buon senso giuridico». Stessa richiesta per tutti i condannati in primo grado.
Per il Pg, quindi, la ricostruzione della collega Pedio che aveva accusato gli stilisti  di dichiarazione infedele per un imponibile di 416,8 milioni ciascuno e di concorso in truffa ai danni dello Stato, avendo spostato solo formalmente nel 2004 una loro società in un paradiso fiscale, il Lussemburgo, solo per pagare meno tasse, era sbagliata.
L’Agenzia non ci sta
Chi non la vede così, è l’Agenzia delle entrate che, in quanto parte civile, ha chiesto la conferma della condanna di primo grado degli stilisti e di altri quattro imputati. La sentenza è prevista il 4 aprile.

25 Marzo 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo