6:05 am, 24 Gennaio 14 calendario

IN SiRIA 1500 MORTI OGNI DIECI GIORNI

Di: Redazione Metronews
condividi

Londra. In qualità di vice segretario delle Nazioni Unite, Jan Eliasson è alle prese con le continue crisi che divampano in giro per il mondo. Nessuna più grave della Siria, dove l’Onu ha smesso da poco di contare le vittime. Tuttavia, Eliasson –  diplomatico svedese di lungo corso – racconta a Metro che il segretario Ban Ki-moon continua a  parlare del conflitto siriano non in termini di giorni, ma di morti.  Tre anni fa ho intervistato Ban Ki-moon: mi disse che si dovevano fermare i combattimenti in Siria. Da allora, la situazione è solo peggiorata. A che serve l’Onu se non riesce neppure a fermare il massacro di civili innocenti?
Primo, la responsabilità principale nel raggiungimento della pace  è delle parti in conflitto. Purtroppo è mancata l’unità nel Consiglio di sicurezza. Quando manca una risoluzione forte, come è stato per la Siria, il Consiglio diventa meno efficiente. È per questo che i nostri abili negoziatori, Lakhdar Brahimi e Kofi Annan, non sono riusciti a trovare un accordo. La speranza è che la conferenza di Ginevra ponga le basi per un accordo negoziato. Nel frattempo, dobbiamo fare i conti con la situazione umanitaria nel paese e il problema dei rifugiati.
Forse, lei e Ban, dovreste alzare la voce con i membri del Consiglio di sicurezza per il mancato raggiungimento di un accordo?
Abbiamo parlato apertamente del problema della mancanza di unità nel Consiglio. Per Ban Ki-moon, 10 giorni di guerra significano 1.000-1.500  persone uccise. Sarebbe stato tutto più facile se avessimo affrontato la sitiazione ben prima. Il problema dei gruppi estremisti, per esempio, non esisteva all’inizio del conflitto.
La lezione da imparare?
Primo, agire prima. Non aspettare che il “genio” della guerra esca dalla lampada. Bisogna ascoltare le vibrazioni sul terreno. Come la violazione dei diritti umani. Quando iniziano, vuol dire che un conflitto sta per deflagrare. Poi occorre coinvolgere i Paesi vicini e le organizzazioni locali come la  Lega Araba.
Dopo anni di sanzioni e ispezioni dell’Onu, almeno l’Iran è un argomento in parte superato. Siete soddisfatti dei progressi diplomatici fatti sinora?
In alcuni casi, come il Congo e la distruzione della armi in Siria, alcuni passi vanti sono  stati fatti. In altri abbiamo esercitato una diplomazia preventiva, bloccando i conflitti sul nascere.
(Elisabeth Braw, metro world news)

24 Gennaio 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo