6:05 am, 14 Gennaio 14 calendario

NOI DELL EQUIPAGGIO ABBANDONATI DA COSTA

Di: Redazione Metronews
condividi

Grosseto. «Gentilissimo signor Michael Thamm, mi chiamo Procopio Adriano, e durante la notte del naufragio mi trovavo sul Concordia in qualità di secondo storekeeper». Comincia così la lettera che il magazziniere del Concordia, oggi 37enne, ha scritto al Ceo di Costa. Non chiede soldi, solo lavoro. Perchè lui, voce dimessa e  maniere gentili, in mare non riesce più ad andarci. «Ho amato tanto il mare, sono stato imbarcato dal 2005 sulle Costa, le conosco tutte», ci racconta a Grosseto, subito dopo l’udienza – lampo del processo, subito rinviato a causa dello sciopero degli avvocati.
In sala c’erano numerose vittime del disastro, per loro è stato rispettato un minuto di silenzio, che però non ha saziato la rabbia. «Siamo venuti fin qui e per tutta risposta c’è lo sciopero, e c’era pure l’occasione dell’anniversario». Proprio due anni prima, nello stesso orario, molte di queste persone erano in ospedale, o piangevano i proprio cari. C’è chi ha proseguito per il Giglio, per le celebrazioni del pomeriggio, Adriano ha ripreso il treno verso Sud, perchè il viaggio verso Santa Caterina jonica (Cz), è lunghissimo.
Cosa ha chiesto a Costa?
Per problemi di salute non riesco più a lavorare a bordo. Quella notte una zattera si aprì nel mio fianco, causandomi numerosi problemi, poi finii in mare, e ricoverato.
Adriano non ama raccontarlo, ma nei resoconti di cronaca lui fu uno dei più attivi, e preziosi, tra i membri dell’equipaggio.
E gli ufficiali?
Li ho visti mettersi in salvo,  defilarsi, noi invece abbiamo cercato di aiutare più persone possibile. Quando finii per terra, ferito, fui calpestato dalla gente che fuggiva. Ma riuscii a rialzarmi e ad aiutarli.
E oggi?
Sono tornato in Calabria, ma sono disposto a seguire corsi di aggiornamento, formarmi, studiare, tutto, pur di continuare a lavorare in Costa. Questo ho scritto a Thamm. Ci sentiamo abbandonati, eppure noi eravamo l’anima e il corpo della compagnia. Spero che mi risponda.
 
Un’interrogazione alla Commissione Ue
Sono state avviate tutte le procedure possibili per tutelare l’equipaggio, i passeggeri e l’ambiente? Se lo chiede l’europarlamentare Isabella Di Martino in un’interrogazione urgente alla Commissione europea. Si chiede inoltre se «il costante collegamento» tra «la compagnia armatrice e  le autorità italiane (che  hanno tollerato pratiche marittime rischiose come quella dell’inchino)» abbia assicurato il rispetto dei diritti di tutti. «Insomma – sottolinea l’avvocato John Arthur Eaves che ha fatto causa alla casa madre Carnival (Usa) rappresentando 150 vittime – sotto accusa non è solo la Costa, ma anche quella commistione tra la compagnia e gli organi di certificazione delle norme di prevenzione». Prossima tappa, il 23 gennaio quando gli avvocati di parte civile e i loro periti potranno salire sul relitto per un sopralluogo.
 
(Metro)

14 Gennaio 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo