Maurizio Baruffaldi
9:04 am, 11 Aprile 17 calendario

L’arte di comandare senza sapere

Di: Redazione Metronews
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Viaggio in auto con una persona che conosco bene. Ingegnere edile, da trent’anni collabora alla progettazione di linee metropolitane e ferrovie un po’ in tutto il mondo. Per più di venti è stato libero professionista, poi ha accettato l’assunzione dall’azienda con la quale aveva ormai un rapporto continuativo. La nostra conversazione prende il via dalla solita domanda: come va? Premetto che questo inizio, con persone che non vedo spesso, ultimamente ricalca sempre lo stesso copione: se eravamo abituati, a una certa età, a raccontarci piccoli disturbi inevitabili e rinunce a malincuore, oggi tutti parliamo subito di lavoro.
La situazione dei liberi professionisti è disarmante, tutta al ribasso: piena di compromessi e intoppi, di furberie diventate prassi: attese infinite e mancati pagamenti; compensi ridicolizzati e accettati per poter racimolare. Per sfinimento, i fortunati che hanno potuto, si sono fatti assumere. Nel caso di questo mio amico parliamo di figure di esperienza e professionalità difficilmente sostituibili, quelle che determinano la salute (e lo stile) di un’azienda. Mi racconta di un nuovo capo, assunto “per sistemare le cose”. La parola d’ordine è controllare, o inventarsi strumenti per farlo. “Si presenta con i suoi progetti, con tutte queste belle sequenze teoriche e vuole vedere i risultati; ma non ha mai lavorato in questo posto, e forse nemmeno in nessun altro posto, così come il suo professore dell’Università, e insomma tutta una bella pappardella spavalda e funzionale solo nella sua testa e sulla sua scrivania. Mi tocca leggere e mettermi le mani nei capelli. Ci sta facendo perdere un sacco di tempo. E gli spieghiamo che questa cosa non ha senso, che questa non si può fare, che così non arriveremo mai in tempo per presentarci al bando… Lui non sa nulla di come funziona, ma ti impone la marcia.”
La stessa situazione l’ho ascoltata da un amico informatico, da un funzionario di azienda statale, da un piccolo dirigente di altra azienda di allestimenti fieristici. Tutti alle prese con una classe al comando che si intercambia velocissima, e che non ha il tempo e nemmeno l’umiltà di imparare (prima di andare a comandare)  le procedure e l’ambiente in cui si muovono i suoi colleghi minori. E così deprime tutto, anche le eccellenze che ci sono, costrette a sprecare energie per resistere alle indicazioni fumose e spietate di chi è stato allevato solo a produrre sofisticate tabelline.
MAURIZIO BARUFFALDI
Giornalista e scrittore

11 Aprile 2017
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