Maurizio Zuccari
2:40 pm, 9 Novembre 16 calendario

Donald Trump il male minore

Di: Redazione Metronews
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Domani il sole sorgerà ancora. Così Obama all’annunciarsi della malaparata, prima che il sole sorgesse baciando Trump. Contro ogni pronostico e nello shock dei media mainstream l’America s’è colorata di rosso – il colore del Great old party repubblicano – lasciando al palo e ammutoliti i fan democratici. Agli azzurri resta la cornice costiera, la west & est coast con gl’inossidabili New Mexico, Colorado e Illinois che, come nel 2012 con Barack, hanno votato Hillary. Alla signora Clinton sono andati due degli stati che fanno la differenza coi loro grandi elettori, New York e la California, ma è mancato il resto, la Florida e i Grandi laghi, soprattutto. Tra una marea di “red cup boys” osannanti & scandenti Usa, Trump ha tenuto il suo primo discorso da presidente salutando a pugno chiuso e in cravatta rossa, come un vecchio socialista, per chiamare il paese all’unità, ora che i giochi sono finiti. E avvisare il mondo che l’America viene prima (America first), ma gli altri non dovranno temerla, almeno per un po’. Basta con l’infoiatura interventista di madame Clinton, con le guerre infinite ai nemici presunti e le minacce alla Russia, gli Usa tornano a grattarsi le proprie rogne prima di esportarle in casa d’altri. Ma il popolo della rivolta bussa alle porte di tutti. Trump ha vinto promettendo due beni supremi, cari all’America profonda della gente che l’ha votato e snobbati da quella profondissima dei poteri straforti che l’hanno osteggiato: pace e lavoro. L’America vera – il mondo – vogliono questo, oggi, e per questo l’ha votato. Lo si chiami pure populismo, ma è il vento nuovo che spazza via la vecchia politica dal vecchio al nuovo mondo, checché ne dicano sondaggisti scamuffi e lacché mediatici. La vittoria di Trump ha dell’incredibile, è schiacciante, storica al pari della débacle clintoniana. Ha schiantato la power machine del clan Clinton dopo aver spazzato via i Bush dal Gop. Con il congresso dalla sua, per fermare la sua antipolitica resta solo la carta giocata con Kennedy a Dallas, il pistolero pazzo. Certo, col Berlusconi d’America non saranno rose e fiori, il subitaneo endorsement di Marine Le Pen e del Ku Klux Klan mostra la pasta dell’uomo che vuole erigere un muro tra Usa e Messico. Come quello eretto in Cisgiordania da Israele, che con Trump alla Casa Bianca perde un formidabile piede di porco mondiale. Senza Hillary gli Stati Uniti perdono una guerrafondaia democratica, una leader malata. Peggio di Trump c’era solo lei, per dirla come Pietrangelo Buttafuoco. Dei due, ha vinto il meno peggio. Il male minore.
MAURIZIO ZUCCARI
 

9 Novembre 2016
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