Il biocentrismo del M5s romano
Quando qualche tempo fa un amico mi ha casualmente raccontato di aver letto, nelle linee guida del comune di Roma, una certa frase non volevo proprio crederci. E poiché nel suo cuore non alberga un grande amore per il Movimento 5 Stelle mi sono detto che esagerava, senza dubbio. Poi il dubbio ha attanagliato me, e sono andato a controllare sul sito del comune. Al punto 4 del sesto capitolo si sentenzia: “Roma capitale è portatrice di una visione biocentrica che si oppone all’antropocentrismo specista che nella cultura occidentale ha trovato la sua massima espressione”.
Visione biocentrica che si oppone all’antropocentrismo… “me cojoni”, avrebbe detto un personaggio di Accattone. Se schiaccio un sorcio contravvengo alle linee guida? E i piccioni, coi piccioni, come la mettémo? Le parole hanno un senso: opporsi all’antropocentrismo è un abominio logico, non foss’altro perché è solo l’uomo, da quel centro, che può eventualmente promuovere quella visione.
Forse non sarò alla moda, ma non considero, ad oggi, il macellaio un assassino. E questa visione biocentrica è difficile da digerire. Non tanto perché è formula nebulosa e contraddittoria, quanto perché sono convinto che l’ultimo uomo sulla terra, il più povero, il più disgraziato, il più ignorante e finanche il più stupido è più vicino a me di Lassie o di Rin Tin Tin o di Rex. Anche il genio che ha pensato quella frase è più prossimo a me di un gabbiano di Malagrotta.
Non è questione di essere o non essere elettori del Movimento 5 Stelle. Qui non si tratta semplicemente di politica ma di antropologia. Appunto. Qualcosa che riguarda la civiltà. Si può discutere, anzi se ne deve discutere. Purché sia chiara l’importanza della posta in gioco.
Fossi stato eletto sindaco di Roma, in quelle linee guida avrei scolpito le parole di Pico della Mirandola: “Tu, uomo, potrai degenerare abbassandoti fino agli esseri inferiori che sono i bruti oppure, seguendo l’impulso del tuo animo, rigenerarti elevandoti agli spiriti maggiori che sono divini”.
Da semplice cittadino e insegnante, scrivo affinché l’antropocentrismo resti il faro che illumina il consesso umano. A cominciare dagli umani de Roma.
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