IL COMMENTO DI GIAMPAOLO ROIDI
10:04 pm, 21 Marzo 16 calendario

Il brutto doppio fallo di Nole l’invincibile

Di: Redazione Metronews
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Per tutti noi malati di tennis Novak Djokovic è da qualche anno un grossissimo problema. Il ragazzo gluten free di Belgrado a suon di Slam e Master 1000 conquistati sta salendo rapidamente nella classifica dei più vincenti della storia e tutto lascia pensare che quella classifica, alla fine, riuscirà a scalarla, già tra due o tre anni, magari con pure un Grande Slam in palmares.
Dov’è il problema? Nole è simpatico, corretto in campo e fuori, parla sette lingue, fa le imitazioni ed è amico di Fiorello, partecipa sempre al torneo di Roma e firma tutti gli autografi, è un atleta mostruosamente preparato, applaude sui punti degli avversari, spigliato e mai banale nelle interviste, legge e scrive best seller, è già l’uomo più popolare di Serbia (ha vinto una Davis praticamente da solo) e molti scommettono che ne diventerà il presidente, giusto il tempo di chiudere con Wimbledon e Flushing Meadows.
Il problema è che per la corona del più grande di sempre c’eravamo forse fatti altre idee. Sì, insomma, Nole non sarà mai Roger Federer quanto a gesti bianchi, mai Bjorn Borg per mistero e fascino, non Rod Laver (la classe delle racchette di legno), non raggiungerà mai la perfezione tecnica di Pete Sampras o la follia tennistica di un John Mc Enroe. Può il più giusto, perbene e scolasticamente competente campione del circuito diventare anche il più grande della storia? Più di Bill Tilden o Ken Rosewall, maestri di estetica e intelligenza applicata alla terra rossa?
Il rischio purtroppo esiste e, pur adorandolo, tanti non vorrebbero mai che quel giorno arrivasse (tanti altri sì, sia ben chiaro, Dioko è amatissimo, specie tra i Millennials), perché il tennis non è soltanto atletica e forza mentale. Il tennis è anche magia, eleganza, sorpresa e Nole più avanti va, più assume le sembianze di un robot formidabile che al cospetto Rafa Nadal pare uno smidollato buono per i doppi di Padel. Sui campi, questo è certo, al momento non c’è nessuno che possa fermarlo, la dittatura del suo tennis algoritmico si preannuncia lunga e definitiva.
Ieri Nole ha detto una grandissima castroneria. Dopo aver trionfato nel suo quinto Indian Wells (il mega torneo californiano di Larry Ellison, patron di Oracle) della carriera, ha dichiarato che i tennisti maschi devono farsi sentire e pretendere premi in denaro più cospicui di quelli in palio nei tornei femminili, com’era una volta. Sì, ha detto così. Gli uomini riempiono di più gli stadi, fanno incassare più soldi agli sponsor, meritano premi più ricchi delle donne. Un’affermazione non solo politicamente molto scorretta, ma anche infondata e non vera.
Perché il tennis femminile si è evoluto moltissimo negli ultimi vent’anni, tecnicamente più di quello maschile, perché le donne giocano partite spesso più divertenti e interessanti (la semifinale degli ultimi Us Open tra Roberta Vinci e Serena Williams è stata, per mille ed evidenti motivi, la partita dell’anno 2015), perché il tennis è glamour, fascino, dirette televisive e copertine di rotocalchi, perché in molti Paesi giocano a tennis più donne che uomini.
Dal futuro presidente della Serbia una gaffe del genere nessuno se l’aspettava, un doppio fallo diplomatico degno del Jimmy Connors dei bei tempi. Allora, forse, il primo match point con la consacrazione universale Nole lo ha fallito. Il bravo ragazzo gluten free ha avuto un imprevisto calo ipoglicemico, l’algoritmo bimane soffre le rotazioni del buon senso e del senso della storia. Sbaglia anche lui. E questa è una notizia. Prendiamo nota.
GIAMPAOLO ROIDI

21 Marzo 2016
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