Il commento di Maurizio Zuccari
4:58 pm, 10 Marzo 16 calendario

L’Is accende la polveriera tunisina

Di: Redazione Metronews
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È tornata una calma apparente a Ben Gardane, dopo un giorno di fuoco e una notte di coprifuoco che hanno lasciato più di cinquanta morti sul terreno. La quiete dopo la tempesta, anche se la bufera è di là da venire, in Tunisia. Col confine libico a un passo, indifeso da una barriera di filo spinato. Ben Gardane (o Guerdane, alla francese), 70mila abitanti e 15mila dromedari, a più di 500 chilometri da Tunisi e meno della metà da Tripoli, era nota fino a ieri per il festival dei dromedari, appunto, che si tiene a giugno. Unico monumento, una bizzarra rotonda con quattro colonnacce dei tempi di Treboniano Gallo che nella vicina Gerba – l’omerica isola dei Lotofagi – venne fatto imperatore e un lanternone rosso con la mezzaluna e la stella in cima. Emblema della bandiera nazionale che le raccogliticce forze di sicurezza sventolavano dopo aver ripreso la città ai jihadisti che l’hanno attaccata. In quella che è a un tempo la prima puntata offensiva dell’Is in Tunisia e il tentativo di estendere il conflitto libico. O, come ha detto il premier tunisino Habib Essid, di creare un emirato jihadista nell’area di confine. Modello califfato in Siria. Anche per questo il capo dello stato Beij Caid Essebsi ha chiesto di “sterminare come ratti” gli attaccanti. E i suoi gli hanno dato retta, postando sui social le foto della città contesa e sfuggita, per ora, alla longa manus del califfato in terra d’Africa. Bilancio degli scontri: 54 morti, di cui 36 terroristi (altri 7 catturati) e 18 tra governativi e civili, compresa una 12enne.
Quello che i metereologi delle primavere arabe definiscono il solo successo di quella stagione, è in realtà una polveriera a tempo in cui l’Is cerca il varco per accendere la miccia. Complice la crisi economica e le frustrazioni postrivoluzionarie, la Tunisia è il primo paese esportatore di jihadisti nei fronti aperti dal Califfato: Iraq, Siria e Libia. Qui, nel ginepraio libico dove l’Italia sta bellamente infilandosi, tra le 150 fazioni dei tre governi l’un contro l’altro armati operano circa 1.500 degli oltre 5.000 giovani tunisini in armi sotto le insegne nere del califfo. Come gli attentatori al museo del Bardo e di Sousse nel 2015, addestrati in Libia. E tunisini erano Noureddine Chouchane, obiettivo del raid Usa a Sabratha del 19 febbraio che ha innescato la vicenda degli ostaggi italiani, e la maggior parte degli uccisi che veniva proprio da Ben Gardane, a poche decine di chilometri. Nuovo fronte di una guerra infinita.
MAURIZIO ZUCCARI, giornalista e scrittore

10 Marzo 2016
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