Giampiero Gramaglia
6:30 pm, 3 Giugno 15 calendario

Che la Turchia resti fuori dall’Europa

Di: Redazione Metronews
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Mi è sempre stato difficile capire perché sarebbe stata una buona cosa l’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Per loro, che, del resto, a furia di essere tenuti lì sull’uscio neppure vogliono più entrare. E per noi, che già sentiamo a darci un’identità così diversi come siamo, latini e nordici, anglosassoni e slavi, e che faremmo sempre più fatica in un’Unione senza confini.
Adesso, ho un motivo in più per dubitare che questa Turchia, la Turchia del premier ora presidente Recep Tayyp Erdogan, che rinnega la laicità della repubblica di Ataturk e che sposa l’islamismo, se non l’integralismo, possa avere un posto nell’Ue. Anzi, mi sento quasi di sostenere che non debba averlo.
Su istigazione del presidente Erdogan, la magistratura turca, evidentemente non attenta al principio dell’indipendenza dei poteri l’uno dall’altro, ha chiesto la condanna all’ergastolo per Can Dundar, direttore del Cumhuriyet, un giornale d’opposizione, dopo la pubblicazione il 29 maggio di foto di armi destinate a gruppi islamici in Siria su camion scortati dai servizi segreti di Ankara, l’Mit.
L’iniziativa del presidente contro la libertà di stampa arriva a pochi giorni dalle elezioni legislative e desta un’ondata di solidarietà verso Dundar, da parte di giornalisti, intellettuali – come il Nobel per la letteratura Pamuk –, politici all’opposizione. Ma la voce di critica dell’Ue dovrebbe levarsi più forte di tutte, anche se pure dentro l’Unione vi sono cattive condotte di questo tipo – il caso Ungheria su tutti –.
L’iniziativa del presidente contro
la libertà di stampa arriva
a pochi giorni dalle elezioni legislative
Venerdì, la procura di Istanbul aveva subito avviato un’inchiesta per violazione di segreti di Stato; e lo stesso Erdogan aveva denunciato Dundar per spionaggio, perché quelle rivelazioni imbarazzano il governo e ne svelano i doppi giochi, avvertendolo che avrebbe pagato “un caro prezzo”: così, quel che altrove sarebbe uno scoop, magari meritevole d’un riconoscimento, diventa un delitto, nella Turchia illiberale dei giorni nostri.
E dire che per decenni, nel secondo dopoguerra, fin verso la fine del XX Secolo, la Turchia è stata l’avamposto a Est dell’Occidente, terra di confine con l’Impero comunista e l’integralismo sciita della teocrazia iraniana. Neppure l’ascesa al potere di Erdogan fu subito percepita nei suoi rischi d’islamismo e di assolutismo. Ma ora i veli sono caduti: ai nostri confini, c’è uno “stato canaglia”. Che ne resti fuori.
GIAMPIERO GRAMAGLIA
vicedirettore di Lapresse
 

3 Giugno 2015
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