Tony Saccucci
7:46 pm, 22 Aprile 15 calendario

Questo sciopero non fa ridere

Di: Redazione Metronews
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“Tandu rie, tandu piagne” mi diceva un tempo mia madre. Tanto ridere, tanto piangere, traduco. È quello che sta per fare Matteo Renzi. Se non si sbriga a invertire la rotta cadrà sulla Scuola. Come è giusto che sia. Perché è la Scuola l’ultimo baluardo del buon senso.
Renzi non capisce perché i docenti sciopereranno il 5 maggio. Anzi, lo sciopero lo fa ridere. E annuncia che scriverà loro una lettera per spiegare il Ddl. Un bignamino, insomma. Può darsi che pensi che chi protesta non conosce il contenuto della sua riforma. E però lo dovrebbe sfiorare pure il dubbio che magari è chi non l’ha letto a non protestare. Sfortunatamente per lui, parecchi docenti italiani lo hanno letto bene il suo Ddl. E c’hanno trovato poco di buono. Io non sono di quelli che butta tutto. L’assunzione di almeno 100 mila precari, l’obolo dei 500 euro annui per le spese culturali. Ottimo, certamente. Meglio che lasciare i colleghi precari e meglio che un solo euro per i libri. Ma peggio che assumerli tutti, i precari, e peggio che averne 5000 di euro per alimentare seriamente la sete di sapere di un intellettuale. Quando Renzi dice “preferisco sbagliare che restare nel pantano” rivela una contraddizione esplosiva. Se, come mi pare sostenga, la Scuola è il punto nevralgico del Paese è meglio stare buoni (se non si è in grado di agire) che sbagliare. Come si sente un paziente se il chirurgo insiste nel voler operare la gamba destra quando ha dolore alla sinistra? In quel caso bisogna cambiare chirurgo, non ammazzare il malato. Per dire che molti docenti sanno che bisogna dare una svolta all’immobilismo della scuola (la gamba che fa male) ma questo non giustifica errori madornali (uno per tutti: la chiamata diretta dei presidi, oggetto di una petizione a Mattarella da 65 mila firme) che mettono a repentaglio l’intera Istituzione.
Ma forse l’ha capito, Renzi. E la sua intenzione di scrivere ai docenti rivela una paura di fondo, un ultimo tentativo di evitare lo scontro.
Se invece di preoccuparsi di dare altro da leggere agli insegnanti italiani il Premier iniziasse lui a leggere quanto hanno scritto loro sul Ddl (a cominciare dalla pagina del lunedì di questo giornale) ne guadagnerebbe l’Italia tutta.
TONY SACCUCCI

22 Aprile 2015
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