Arte
6:14 pm, 7 Ottobre 20 calendario

Leonardo non dipinse mai la Battaglia di Anghiari

Di: Redazione Metronews
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FIRENZE La “Battaglia di Anghiari”, il grande dipinto ritenuto perduto di Leonardo da Vinci, non è mai stato realizzato dal genio toscano. I lavori si interruppero prima della fase pittorica. Queste, in sintesi, le conclusioni delle lunghe ricerche e indagini realizzate da un team internazionale di studiosi e raccolte in un volume scientifico appena pubblicato, “La Sala Grande di Palazzo Vecchio e la Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci. Dalla configurazione architettonica all’apparato decorativo” (Olschki), curato da Roberta Barsanti, Gianluca Belli, Emanuela Ferretti e Cecilia Frosinini, illustrate nell’auditorium Vasari delle Gallerie degli Uffizi a Firenze. I risultati della ricerca interdisciplinare sono stati spiegati (anche in diretta Facebook dal profilo delle Gallerie), da alcuni specialisti di arte e cultura del Rinascimento che hanno portato le loro personali riflessioni dopo la lettura del volume: e Cinzia Maria Sicca Bursill-Hall, professore ordinario di storia dell’arte moderna dell’Università di Pisa, Francesca Fiorani, docente di storia dell’arte moderna della University of Virginia, Marcello Simonetta, storico e ricercatore a Parigi e per The Medici Archivi Project. A  conclusione del dibattito sono intervenute anche due delle curatrici del volume, Emanuela Ferretti, professore associato di storia dell’architettura dell’Università di Firenze, oltre che dalla stessa Cecilia Frosinini.
La preparazione del muro andò male
«Dalla domanda: “Dov’è la battaglia di Anghiari?”, si è passati a “Ma c’è mai stata la battaglia di Anghiari?” – ha spiegato Fiorani – ci siamo chiesti cosa veramente avesse fatto Leonardo in quella che allora era la Sala Grandè di Palazzo Vecchio. La forza della ricerca storica è di creare nuove domande, che ovviamente siano basate su una rigorosa lettura dei dati, sia nuovi che già acquisiti. E la nostra conclusione è stata che Leonardo non abbia mai dipinto la battaglia sul muro della sala dove per tanto tempo è stata cercata. L’esistenza dei cartoni preparatori è provata e documentata. Quella del dipinto, checonosciamo solo grazie a copie di altri fino ad oggi pervenute, invece no. I materiali che vennero forniti a Leonardo erano solo funzionali al cartone e alla preparazione della parete su cui avrebbe dovuto essere realizzato. Ma la preparazione stessa del muro andò male; e dunque la Battaglia non fu mai dipinta».
«L’ignoranza genera mostri»
«In pratica ci si è accaniti per decenni ad andare a caccia di un fantasma – ha aggiunto Simonetta – anche in base all’idea, colpa di un libro di Dan Brown, secondo cui la frase “Chi cerca trova”, vergata da Vasari in uno stendardo del suo affresco sulla Vittoria di Cosimo I a Marciano in Val di Chiana, fosse una sorta di gioco ad enigma, un indizio a rintracciare nella parete sottostante il capolavoro perduto di Leonardo. Questa idea si è rivelata totalmente infondata: La frase infatti non ha nulla a che fare con Leonardo, ma è uno sfottò molto pesante, fatto da Vasari per conto di Cosimo, nei confronti dei fuoriusciti, i suoi avversari, come una replica al motto “Libertà vo cercando”: una ricerca vana, perché, questo il messaggio, i Medici non se ne sarebbero mai andati. Cioè: “hai cercato la libertà, ecco, l’hai trovata”. Come possiamo vedere, l’ignoranza storiografica genera mostri».
L’abbaglio sui pigmenti
«Occorre rifondare completamente gli studi sulla Battaglia di Anghiari – ha quindi sottolineato Ferretti – è necessario impostare una prospettiva di metodo che spesso, negli studi su Leonardo, anche a causa dell’esposizione mediatica, ha spinto a imboccare strade che non sono quelle maestre del rigore e della ricerca scientifica. In passato si è cercato la Battaglia senza nemmeno preoccuparsi di studiare la struttura e la storia della sala che, secondo il progetto, avrebbe dovuto ospitarla; questo è invece proprio quello che abbiamo fatto, il motivo per cui abbiamo dato vita al gruppo interdisciplinare che ha portato a termine questo studio». Frosinini ha poi parlato degli aspetti dell’indagine riguardanti la ricerca del dipinto effettuata nel 2011 anche attraverso fori effettuati nel grande dipinto di Giorgio Vasari, sotto il quale si riteneva potessero rinvenirsi tracce del perduto capolavoro di Leonardo. «Uno di quei tre famosi prelievi, tirati fuori bucando il lavoro del Vasari, fu magnificato come il ritrovamento del “Nero della Gioconda”. Ma non esiste alcun nero tipico di Leonardo: al tempo tutti gli artisti usavano gli stessi pigmenti, dal Medioevo fino alla metà del Settecento, con l’introduzione dei pigmenti di sintesi artificiale. Il punto è che questi tre celebri prelievi poi sono scomparsi: l’Opificio voleva analizzarli a fondo, ma non ci sono mai stati dati. In ogni caso, in base alle descrizioni delle analisi chimiche dei materiali rinvenuti, Mauro Matteini, il più famoso esperto chimico nel campo dei Beni Culturali, ha chiarito nel suo saggio nel volume che non si trattava affatto di materiali pittorici ma semplicemente di elementi comuni a ritrovarsi in murature del tempo».
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7 Ottobre 2020
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