M5S
6:16 pm, 10 Gennaio 20 calendario

Firme false M5S, arrivate 12 condanne

Di: Redazione Metronews
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Il giudice monocratico della quinta sezione del Tribunale di Palermo, Salvatore Fausto Flaccovio, ha condannato 12 dei 14 imputati del processo per le firme false presentate dal M5S alle elezioni comunali di Palermo del 2012. Un anno e dieci mesi sono stati inflitti agli ex deputati nazionali Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, alla ex collaboratrice del gruppo all’Ars, Samantha Busalacchi, agli attivisti Tony Ferrara, Alice Pantaleone e Stefano Paradiso. Un anno e sei mesi invece all’avvocato Francesco Menallo e al cancelliere Gianfranco Scarpello. Pena più bassa, un anno, ai tre che avevano ammesso i fatti: gli ex deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio e Giuseppe Ippolito a un anno. Assolti invece gli altri attivisti Riccardo Ricciardi e Pietro Salvino. La pena per tutti i condannati è stata sospesa. Accolte le tesi del pm Claudia Ferrari. 
Reato. Il reato contestato si riferisce alla ricopiatura, avvenuta nella notte fra il 2 e il 3 aprile 2012, delle firme dei sostenitori della lista, cosa che fu fatta a causa di un errore che avrebbe potuto invalidare tutto. Il reato non viene consumato solo da chi materialmente avrebbe scritto ma anche da chi avrebbe deciso e partecipato a vario titolo al “disegno criminoso”: il deputato nazionale Riccardo Nuti, nel 2012 candidato sindaco, è stato infatti indagato come istigatore, anche se non è accusato di avere ricopiato le firme. Nel corso del processo la procura ha esposto alcuni dati emersi nel corso delle indagini: tra questi il fatto che su 1202 persone sentite dalla Digos nel corso delle indagini, 791 abbiano disconosciuto la propria firma apposte sulle liste. 
Processo. Il processo per le firme false nasce da una serie di puntate dedicate alla vicenda, in prima battuta archiviata dalla magistratura nel 2013, dalla trasmissione Le Iene di Italia 1. La ricostruzione, partita da alcune testimonianze e dal recupero di e-mail originali dell’epoca, fece emergere che per un errore banale, commesso nella compilazione della lista da presentare al Comune di Palermo, in vista delle elezioni amministrative del 2012, erano state ricopiate circa duemila firme a sostegno della stessa lista. L’errore consisteva nell’indicazione della città di nascita di un candidato, Giuseppe Ippolito, nato a Corleone e non a Palermo come era stato scritto. Nel timore che la correzione invalidasse l’intera lista, secondo la ricostruzione delle Iene, poi confermata dagli investigatori della Digos, era stata decisa la ricopiatura delle firme dei sottoscrittori. Tutto sarebbe stato stabilito nel corso di una riunione, tenuta nella notte tra il 2 e il 3 aprile 2012, nell’imminenza della scadenza del termine per la presentazione. Poi gli attivisti si erano scambiati mail per commentare la storia, riconoscendosi il merito di avere risolto il problema. L’indagine della procura di Palermo fu così riaperta nel 2016, con gli avvisi di garanzia che raggiunsero i deputati nazionali allora in carica, Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, e i regionali, Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, pure loro all’epoca all’Assemblea regionale siciliana. Fra polemiche di fuoco i cinque si autosospesero e poi furono espulsi dai probiviri del M5S. In seguito la Mannino approdò ai Verdi, Nuti e Di Vita uscirono definitivamente e non vennero ricandidati, mentre La Rocca e Ciaccio, autori di ammissioni, furono reinseriti nel gruppo dell’Ars, stavolta come collaboratori.
Prescrizione.  I reati cadranno in prescrizione entro un mese. Con la riforma della prescrizione, voluta dal M5s, la decisione di oggi del giudice Flaccovio avrebbe protratto indefinitamente la durata del processo e dunque la possibilità, per gli stessi esponenti pentastellati, di essere condannati pure in appello e in Cassazione. 

10 Gennaio 2020
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