Senza il magnetismo e senza la bussola
La Juventus ha consegnato un Sarri laccato. Brillante. Lo stile. Che seleziona. Perché l’abito fa il monaco. Rassicura, intenerisce o gentilizza. Insieme al contorno. Aiuta alla resa del risultato finale. E’ da un po’ che il Ministro Tria è circondato da due sciure. Oltre sessanta. Una con gli occhiali da sole e capelli biondo platino. L’altra meno piantata. I tratti da maestrina, e la mano destra pronta a frenare l’eloquio a semaforo del Ministro. Scansandolo dall’oppressione dei giornalisti. Due amazzoni modello rasdore del tortellino, grazia e ricchezza. Infondono benevolenza che la lettera inviata all’Europa dal Governo, ne è priva. Non nei contenuti. Che ci sono. Ma nel calore. Di un Paese sprovvisto di divisa. Che convince. Non allineato su la qualsiasi. Ha un premier ma comandano i vice. Accarezza Putin ma corre a doparsi da Trump. Condanna il Venezuela ma sostiene Maduro. Senza magnetismo e senza bussola. Se poi non facciamo, quello che ci riesce meglio, i cialtroni, addio core.
Non vogliamo rispettare le regole? Almeno usciamone con le furbate. E stiamo al gioco, come Germania e Francia sono maestre. Un mea culpa. E’ vero. Abbiamo sforato i parametri, scusateci, rientreremo. Poi non l’avremmo fatto. A Bruxelles si accontentano di poco. Del ruolo e della riconoscenza. La debolezza, oggi, del Vecchio Continente è palpabile. Così la decadenza. Anche di salute. Gli inciampi di Juncker. I tremolii della Merkel.
La procedura di infrazione anche se dovesse partire sarebbe fragile. Quanto i lodevoli colpi di Draghi che dietro hanno il vuoto. Di strategia e di movimento. Di fronte a un mondo tripartisan. Con The Donald in campagna elettorale perenne. Che cumula debito, tanto chi lo richiede indietro agli Stati Uniti?, e sui tassi ha collocato a stecchetto la Federal Reserve. I cinesi, alla Davos russa, vanno d’amore con Putin e sviluppano il 5G. E nei ritagli incontrano Kim Jong-un. Per tenersi l’ultima parola sul nucleare.
MAURIZIO GUANDALINI
© RIPRODUZIONE RISERVATA