Sanremo 2019
12:05 am, 8 Febbraio 19 calendario

Sanremo sotto il segno di Antonello Venditti

Di: Redazione Metronews
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SANREMO E anche la terza di Sanremo è archiviata con la classifica parziale che vede nella zona alta (blu) Simone Cristicchi, Mahmood, Irama, Ultimo; nella zona gialla, quella intermedia, Enrico Nigiotti, Motta, The Zen Circus, Francesco Renga; nella zona bassa, quella rossa, Anna Tatangelo, Nino D’Angelo e Livio Cori, Boomdabash, Patty Pravo con Briga. Questo sulla base del voto della sala stampa, che pesa per il 30%.
Ancora in calo i dati di ascolto. Sono stati 9 milioni 408mila i telespettatori della terza sanremese, con uno share del 46,7 per cento. La prima serata del Festival era stata vista da poco più di 10 milioni di spettatori, con uno share del 49,5 per cento, mentre la seconda da poco più di 9 milioni di spettatori, con uno share del 47,3 per cento. La terza serata del Festival di un anno fa era stata vista da 10 milioni e 825mila spettatori, con uno share del 51,6 per cento.  Ma ci sarà tempo di riprendersi oggi con la notte dei duetti. 
SANREMO DIESEL AD ANDAMENTO LENTO
A Sanremo Stasera si balla e si salta sul palco di un Ariston stile scozzese, con tanto di bandiera inglese impressa sugli ombrellini. Già perché, in tempo di Brexit, giusto a Baglioni poteva venire in mente di cantare “W l’Inghilterra”. Siamo italiani, internazionali per tradizione! Ma The Queen e The King, Virginia Raffaele (con un bianco vestito alla Marilyn Monroe) e Claudio Bisio (ma le giacche dove le trova?), si adeguano. E se lei saluta il direttore d’orchestra inglese, Bisio non si lascia sfuggire la battuta sull’imminente chiusura delle frontiere. Poi Claudio 2 si diverte (solo lui) a mimare la solita tiritera sulla giuria e i meccanismi di voto. E vai con l’elenco dei codici abbinati ai 12 cantanti di questa sera: Bisio sbaglia pure a leggerli. 
Il giovane Mahmood apre finalmente la sfida, con la sua ritmata “Soldi”, vincitore del Premio Enzo Jannacci di NuovoImaie. Poi la bella voce di Enrico Nigiotti di viola vestito (alla faccia dei superstiziosi) che torna a Sanremo con “Nonno Hollywood”, un sentito inno alla vita semplice, alle origini.  Coraggioso Nig! Applausi, tanti e meritati.
Poi l’omaggio al grammofono con Virginia (irresistibile) che canta “Mamma son tanto felice”, inceppandosi ritmicamente con la voce, come farebbe un disco, intervallando la canzone classica con “Una vita in vacanza” de Lo Stato Sociale.
Ed ecco il primo ospite della serata, osannato dal pubblico, Antonello Venditti che festeggia i 40 anni di “Sotto il segno dei pesci” picchiando, come lui sa fare, sui tasti del pianoforte e col suo vibrato di sempre. Antonello è sempre Antonello, si sa! Poi Baglioni si lascia andare ai ricordi del primo piano comprato a Sora dai suoi genitori. Mentre i ricordi di Venditti, molto meno poetico del collega, vanno ai tempi del Folkstudio. Intanto sul palco sono comparsi due pianoforti, uno bianco e l’altro nero, e via col duetto sulla sempre attualissima “Notte prima degli esami”. Claudio si limita al controcanto, e gli va pure bene.  Tutti in piedi!
E poi giù di nuovo, con Anna Tatangelo all’ottavo Festival, che assolve al suo compitino con un pezzo che dice davvero pochino “Le nostre anime di notte”. Per tornare su con Ultimo: “I tuoi particolari” è già in vetta nelle classifiche Spotify, Apple e iTunes. Il 23enne cantautore romano, classe 1996, al secolo Niccolò Moriconi è un già idolo delle teenager e non solo, e Sanremo lo ha già vinto nel 2018 nella Sezione Nuove proposte.
Tornano Virginia e Claudio2 che preannunciano un sermone ma poi se la cavano con la canzoncina “Ci vuole un fiore” by Sergio Endrigo, rivista e “scorretta” in chiave ironica, of corse, dalla Raffaele. E diventa: per fare un tavolo ci vuole un flipper, e via così… La gag sul fiore (con tanto di coro) dura un po’ troppo però…
Poi la voce di Francesco Renga, veterano di Sanremo (è alla sua ottava volta, la prima fu con la sua ex band, i Timoria) cattura il pubblico ed è già una hit in radio il suo “Aspetto che torni”.
E la rivelazione Irama (dalla scuderia di Amici) che è sempre più una certezza di questo Sanremo, con il suo toccante canto “La ragazza dal cuore di latta”. Emozionato ed emozionante al punto giusto con il coro gospel che dà una marcia in più al pezzo.
Ed è tempo dell’ospite: Alessandra Amoroso, che dice di dover molto a Baglioni con lui canta l’evergreen “Io che non vivo senza te”. Bene lei, troppo imbalsamato lui che attacca male ma poi si riprende in corner. Ma, mirabile visione, si fa per dire, irrompe la rossa Ornella Vanoni (che pare un cerino, cit Raffaele) che si mette a raccontare, a sproposito, delle sue avventure e disavventure per colpa delle imitazioni di Virginia. Un po’ di cabaret con le due che “zompettano” ognuna per conto suo, mandando fuori l’orchestra.  Che confusione, appunto, e se lo dice la Vanoni!
Finalmente ce la fanno a presentare l’originale duo Patty Pravo & Briga, la bella coppia (cit. Patty) in gara con “Un po’ come la vita”, pezzo che al secondo ascolto illumina il cuore. «A una certa età si fa quel che si vuole», dice Ornella andando ad abbracciare la Bambola che per prima la saluta amorevole. Due signore della canzone italiana che s’incontrano a Sanremo. Un bel quadretto.
E il Festival continua con la musica o meglio la preghiera laica “Abbi cura di me” by Simone Cristicchi, al suo quinto Festival. Il cantautore, attore, artista romano che ha trionfato già all’Ariston con “Ti regalerò una rosa” (era il 2007), ha ancora tanto da dire, “proprio come un bambino a cui trema la voce”.
Bisio torna con un “pizzino” e la solita tiritera sul mondo dei social e su chi gli indirizza messaggi poco gratificanti. C’è pure un prete che gli chiede di andare a messa, lui che dice di non frequentarla da 30 anni promette in diretta. Ma rieccoci in gara con i Boomdabash che cantano e ballano “Per un milione”.
Con due gasatissimi Raf e Umberto Tozzi (che paiono catapultati da una macchina del tempo) un pezzo di storia della musica pop attraversa il palco dell’Ariston che si scalda al ritmo di “Battito animale”, “Tu”, “Ti pretendo” e il classico dei classici “Gloria”. Tutti in piedi a fare il coro, come in un karaoke che si rispetti. Perché Sanremo è Sanremo! La platea non si ferma più e, autonomamente, intona un altro classico: “Si può dare di più” brano lanciato nel febbraio del 1987 dal trio Ruggeri-Tozzi-Morandi. Con “Gente di mare” si chiude l’ospitata, prima di lasciare il microfono al talentuoso cantautore Motta, al suo debutto a Sanremo, con “Dov’è l’Italia”.
Temi forti anche per The Zen Circus con “L’amore è una dittatura”, pezzo rock che lascia il segno. Finalmente la quotata strana coppia D’Angelo-Cori con “Un’altra luce” chiude simpaticamente e in allegria la serie dei 12 cantanti in gara questa terza serata, senza infamia né lode.
Prima della classifica parziale, spazio a Fabio Rovazzi, reduce da Sanremo Giovani. “Andiamo a comandar”e, con la sala stampa (e non solo) in visibilio e una gag che solo i sanremofili d’annata capiscono, con Fausto Leali in stile Cavallo Pazzo. A chiudere la serata, il momento più toccante: Serena Rossi ridà un minino di dignità alla memoria di Mia Martini, chiedendole scusa dal palco che vide risplendere la luce di un’artista uccisa dalla cattiveria feroce di sciacalli. “Almeno tu nell’universo” e lacrime da parte di tutto l’Ariston. C’è spazio per Claudione. “E tu”, anche a mezzanotte e mezza, è un colpo al cuore.
Chiude Rocco Papaleo giusto per allungare l’ennesima serata da quattro e più ore. Ma, come mai era successo finora, Sanremo è diventato un diesel. E non lo fermerà più nessuno.
 
ORIETTA CICCHINELLI
 

8 Febbraio 2019
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