Quando il codice Imei ti fa “beccare”
Quasi 40 anni. Tanto è durata la latitanza di Cesare Battisti. Possibile che si sia fatto “beccare” lasciando tracciare il suo smartphone connesso ad una rete wifi?
Gli smartphone, per default, se non settati diversamente, agganciano qualsiasi rete libera e gratuita per navigare a costo zero e lavorano anche in modalità aereo, cioè quando sono spenti. Quindi, verosimilmente, anche se la scheda dei vari device che Battisti ha utilizzato durante l’ultima fuga (cinque o sei ) erano intestati a prestanome, il suo codice Imei, cioè quello dell’apparecchio (non della scheda telefonica) ha lasciato tracce costanti.
L’Imei è il codice numerico univoco, che rende ogni cellulare irripetibile e localizzabile ovunque. Quali che siano le schede adoperate. Codice che, seguito passo passo da una task force ben organizzata, in questo caso è riuscito a condurre fino al terrorista. Erano parecchi giorni che il fuggiasco era stato localizzato, perché – appunto – cambiava scheda, ma non apparecchio. Ecco perché, quando si smarrisce o viene rubato uno smartphone, basta segnalare il numero Imei al produttore per renderlo inutilizzabile, per sempre. La tecnologia rende liberi, ma manda anche in prigione.
ALESSIA CHINELLATO
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