Bernardo Bertolucci
10:14 am, 26 Novembre 18 calendario

Se ne va Bertolucci l’ultimo imperatore del cinema

Di: Redazione Metronews
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ROMA È morto Bernardo Bertolucci. Aveva 77 anni. La notizia diffusa da Repubblica.it è rimbalzata sui social. Regista, sceneggiatore e produttore, tra i registi italiani più rappresentativi e conosciuti a livello internazionale e autore di capolavori come “Ultimo tango a Parigi”, “Il tè nel deserto”, “Novecento”, “L’ultimo imperatore”.
Con lui il cinema italiano e mondiale perde uno dei suoi massimi protagonisti, Bernardo Bertolucci, iche segnò il ’68 e poi fu protagonista della stagione successiva del cinema italiano. Nato a  Parma il 16 marzo 1941, figlio del grande poeta Attilio Bertolucci, amico di Pasolini, Moravia, Elsa Morante, Enzo Siciliano, Dacia Maraini, a vent’anni vinse il Premio Viareggio per la poesia con “Il cerca del mistero”. Ma il cinema era la sua passione vera.
Dopo un inizio da documentarista (nel 1956 e 1957 gira ‘La teleferica’ e ‘La morte del maiale’) fu assistente di Pasolini sul set di “Accattone”. Grazie al letterato friulano, grande amico di famiglia e suo vicino di casa, realizza nel 1962 il suo primo lungometraggio scritto da Pasolini e prodotto da Tonino Cervi, “La commare secca”.  Il suo debito col poeta però finisce subito perché già nel 1964 con il secondo film, “Prima della rivoluzione”, esprime una sua cifra caratteristica, uno stile poetico e altamente raffinato, sofisticato e popolare. I suoi personaggi hanno tutti un’ambiguità esistenziale e politica. La sua è grande letteratura filmata.
E quel film del 1964, ispirato a “La Certosa di Parma”, diventa il suo manifesto cinematografico.Il tema del conflitto interiore, dell’ambiguità esistenziale, del conflitto politico-generazionale si sente con forza negli anni della contestazione: nel fatidico ’68 Bertolucci gira Partner, un film tipicamente sessantottino. Nel 1970, “Strategia del ragno” e ‘“l conformista” con Jean-Louis Trintignant, opere presentate in diversi festival ma dallo scarso successo di pubblico.
Per la consacrazione, che giunge insieme alla clamorosa censura che porterà a bruciare le copie del suo film, deve aspettare il 1972: e’ l’anno di “Ultimo tango a Parigi”, film con Marlon Brando e Maria Schneider, dove eleva il sesso e la trasgressione a soluzione del male di vivere, unica risposta possibile anche se non definitiva, al conformismo del mondo circostante.
La storia di “Ultimo tango” merita un capitolo a sé. Dopo la sua prima proiezione a New York, in Italia subi’ la mannaia della censura (ciononostante il film si piazzo’ secondo nella classifica degli incassi 1972-1973): il film fu sequestrato e ritirato dopo una sentenza della Cassazione il 29 gennaio 1976, mentre Bertolucci fu condannato per offesa al comune senso del pudore, colpa per la quale venne privato dei diritti civili per cinque anni, fra cui il diritto di voto. Dopo svariati processi d’appello, la pellicola venne dissequestrata nel 1987.  Bertolucci è ormai un regista di culto, esponente di riferimento di una sorta di Nouvelle Vague italiana (con Bellocchio) e nel 1975 dirige “Novecento”, epico affresco “hollywoodiano” delle lotte contadine emiliane dai primi anni del secolo alla Seconda guerra mondiale, pieno di grandi nomi del cinema nostro e internazionale (da Robert De Niro a Ge’rard Depardieu, Donald Sutherland, Sterling Hayden, Burt Lancaster, Dominique Sanda a un cast di noti attori italiani come Stefania Sandrelli, Alida Valli, Laura Betti, Romolo Valli e Francesca Bertini).
Meno fortunati come risposta del pubblico i film successivi: “La luna” del 1979, ambientato a Roma e in Emilia-Romagna, in cui affronta lo scabroso tema della droga e dell’incesto e “La tragedia di un uomo ridicolo”, film del 1981 che racconta una storia di avidità provinciale e rapimenti, che vale al protagonista, Ugo Tognazzi, un premio a Cannes ma ha un risposta modesta dalle sale. Passano cinque anni e il nome di Bernardo Bertolucci sale nell’Olimpo del cinema mondiale: nel 1987 conquista nove Oscar, tra cui miglior regista e miglior film, con “L’ultimo imperatore”, che diventa anche un grande successo a livello.
È il periodo internazionale di Bertolucci che nel 1990 gira in Marocco “Il tè nel deserto” (1990), tratto da un romanzo di Paul Bowles, e “Piccolo Buddha” (1993) con Keanu Reeves, ambientato in Nepal e negli Stati Uniti.    ornato in Italia dopo un lungo periodo a Londra, sua seconda patria, Bertolucci gira “Io ballo da sola”, da un racconto di Susan Minot in cui riprende le sue predilette tematiche intimiste ed esalta il piacere di vivere ‘dopo’ la rivoluzione. 
Seguono “L’assedio” (1998), film girato tutto in interni che racconta la storia di un’ossessione amorosa e, soprattutto, “The Dreamers – I sognatori” (2003), film in cui torna a raccontare la rivoluzione del ’68 attraverso le passioni politiche e sessuali di una coppia di fratelli nella Parigi della contestazione. Un film voyeuristico e nostalgico che per molti versi riporta alle atmosfere di Ultimo tango.
Nel 2007 riceve il Leone d’oro alla carriera al Festival di Venezia e nel 2011 la Palma d’oro alla carriera al Festival di Cannes.   Il suo ultimo film è del 2012, “Io e te”, trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Ammaniti, un intenso incontro/scontro tra fratello e sorella. Inizialmente era intenzione di Bertolucci girare il film in 3D, ma ha rinunciato all’idea perché, come ha raccontato ai giornalisti quando in visita allo studio-set di via della Lungara, le sue condizioni fisiche (che lo hanno costretto negli ultimi anni a vivere sulla sedia a rotelle) rendevano impossibile usare certi macchinari.
 
 
 

26 Novembre 2018
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