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6:30 am, 6 Giugno 18 calendario

Le donne italiane dell’Agritech all’Onu

Di: Redazione Metronews
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Wwworkers è la community dei lavoratori della rete, dipendenti o imprenditori che operano con le nuove tecnologie e che si raccontano su wwworkers.it e su Metro.
Lavorano la terra adottando tecnologie digitali, inventano nuove tecniche di coltivazione con serre idroponiche, ripensano la filiera con soluzioni hi-tech. Il futuro dell’agricoltura italiana è una prima persona plurale. E passa da quattro storie declinate al femminile. Si tratta di imprenditrici provenienti da ogni angolo d’Italia volate ad inizio primavera a New York, ospiti delle Nazioni Unite per l’evento “The voice of rural women”, promosso con il Ministero delle Politiche Agricole.
Gorgia Pontetti, romana di nascita ma reatina d’adozione, ingegnere elettronico ed aerospaziale, si occupa di una coltivazione senza additivi, senza sostanze acceleranti, senza anticrittogamici. E che viene fatta in tre serre idroponiche. Siamo sul lago del Salto, in provincia di Rieti, il più grande spazio d’acqua artificiale nel Lazio. Qui Giorgia ha deciso di mettere in piedi l’azienda agricola con annesso agriturismo Ferrari Farm: nei tredici ettari tutti biologici produce e vende online prodotti ottenuti grazie a queste serre ad alta tecnologia. «Sono più pulite di una sala operatoria, completamente computerizzate e autonome», precisa Giorgia, che si dedica alla coltivazione di un pomodoro senza nichel e intelligente, perché connesso nella serra in un microclima ideale. «Ci rivolgiamo ad una nicchia di mercato del 20% di persone intolleranti al nichel. Vendiamo in Italia, in Inghilterra e in Germania».
C’è poi Laura Bargione, 30enne imprenditrice palermitana: la sua storia è fatta di un ritorno nella sua Sicilia. E di un impegno nell’agricoltura biologica sociale. Dopo varie esperienze internazionali e due anni in Cina ha preso in mano le redini dell’azienda di famiglia Mariscò giunta alla quarta generazione. «Siamo una fattoria sociale. Abbiamo ulivi, vigne, prodotti dell’orto. Trasformiamo i nostri prodotti secondo le antiche ricette della tradizione palermitana», racconta Laura, che con il “social farming” lavora insieme ad associazioni e Ong.
A New York è volata anche Emilia Nardi, 54enne nata a Città di Castello e oggi a capo delle Tenute Nardi. L’impresa di Emilia è legata alla produzione di vini di altissima qualità, con un importante investimento nella ricerca scientifica per le sue tre aziende agricole collocate tra l’Umbria e la Toscana. Gli ottanta ettari di vigneto messi a sistema dalla fine degli anni ’70 danno lavoro a 38 persone e fatturano 3 milioni di euro all’anno. Il prodotto di punta è proprio il brunello. «Siamo tra i primi produttori italiani ed esportiamo in America da molti anni». Alla base c’è l’analisi del suolo, lo studio sul grado di maturazione della vite, la selezione dei biotipi più efficaci alle condizioni climatiche. «Coltiviamo la terra nel rispetto delle tradizioni agricole. L’agricoltura moderna si deve basare sulla scienza e sulla tecnologia».
Dal centro-Italia alla Calabria: qui è nata e lavora Mariangela Costantino, a capo dell’omonimo agriturismo Costantino. È stata proprio quest’ingegnere agronomo tredici anni fa a procedere al restauro dell’antico borgo rurale esistente nella fattoria, avviando l’attività di agriturismo. L’oro giallo della famiglia Costantino è un olio extravergine biologico di oliva, prodotto dalla stessa famiglia da generazioni. «Abbiamo convertito alcune terre incolte per produrre anche una varietà antica e locale di cereali da cui otteniamo una farina biologica».
 
GIAMPAOLO COLLETTI
@gpcolletti
 

6 Giugno 2018
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