Rupert Everett presenta il suo Wilde
ROMA Dolce, pericoloso, fascinoso, autodistruttivo, irresistibile: «Ho voluto raccontarlo così, molto umano perché finora al cinema Oscar Wilde è stato trattato come un’icona, il ché lo rende più arido». Parole di Rupert Everett che, mentre gira a Cinecittà “Il nome della rosa”, presenta il suo (ne è regista e attore con Colin Firth) “The Happy Prince” (da domani in sala), frutto «di 10 anni di lavoro e una gran fatica per trovare i soldi», partendo dalla fine della vita di Wilde.
Con la consapevolezza «non solo della mia vicinanza a Wilde ma anche dell’urgenza del film in un presente in cui l’omofobia dilaga anche in Italia, con l’avvento della Lega, e in Europa. Il fatto che molti ragazzini gay siano spinti al suicidio o che la città di Genova non dia più il suo consenso al Gay Pride sono segni preoccupanti. Viviamo un nuovo oscurantismo».
SILVIA DI PAOLA
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