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8:41 pm, 2 Aprile 18 calendario

Dazi, Pechino reagisce alle mosse di Trump

Di: Redazione Metronews
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CINA La Cina ha imposto da lunedì dazi su 128 prodotti statunitensi, per un valore di 3 miliardi di dollari come risposta alle tariffe che l’amministrazione Trump ha applicato sulle importazioni di acciaio e alluminio negli Usa. Tra le merci americane tassate, la carne di maiale, rottami di aluminio, vino e frutta. L’agenzia ufficiale cinese Xinhua ha riferito che la misura è stata decisa dalla commissione Tariffe doganali del Consiglio di Stato. Il ministero cinese del Commercio è tornato a protestare contro i dazi Usa, definiti «un abuso» delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Le tariffe americane «sono dirette solo contro alcuni Paese, così violando gravemente il principio di non discriminazione che è una pilastro del sistema commerciale multilaterale e danneggiando seriamente gli interessi cinesi», si legge in un comunicato.
Battaglia iniziata da acciaio e alluminio
I nuovi dazi cinesi, imposti in forma di ritorsione dalla Commissione governativa sulle tariffe, riguardano un grande varietà di prodotti e oscillano tra il 15 e il 25%. Gli Stati Uniti avevano annunciato all’inizio di marzo l’imposizione di imposte del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle dell’alluminio. Di fronte alla protesta internazionale, molti Paesi, compresi quelli dell’Unione europea, sono stati esonerati da questa nuova misura, almeno per ora, ma non la Cina. «Ci auguriamo che gli Stati Uniti abbandonino quanto prima le misure che violano le regole del Wto per consentire la normale ripresa del commercio sino-americano».
Solo un avvertimento
I prodotti importati dagli Usa sui quali Pechino è intervenuta lunedì già prevedevano l’applicazione di imposte: ad esempio sull’etanolo la Cina già esigeva un dazio del 30%, che ora sale al 45%. Il ministero delle Finanze cinese ha applicato uno schema che prevede una doppia serie di dazi: al 15% su 120 beni (tra cui mele e mandorle) e al 25% su carne di maiale e derivati (per un valore nel 2017 di 1,1 miliardi di dollari che fanno della Cina il terzo mercato Usa). In questa prima fase Pechino – volendo lanciare solo una sorta di avvertimento – ha evitato di colpire i settori più delicati dell’economia Usa, come la soia e i Boeing. Nel 2017 i prodotti agricoli americani finiti sui mercati cinesi hanno toccato un valore di 20 miliardi. Lo scontro fra Cina e Stati Uniti è destinato ad una nuova fiammata nei prossimi giorni, quando la Casa Bianca renderà nota la lista di altri 1.300 prodotti di Pechino (nei campi telecomunicazioni, hi-tech e aerospazio, per un valore di 50-60 miliardi di dollari) che saranno colpiti da dazi al 25%. L’elenco è atteso entro il 6 aprile, con il varo dei dazi nei successivi 180 giorni.
Vantaggi per il vino italiano
Il vino italiano potrebbe avvantaggiarsi momentaneamente della guerra commerciale tra Usa o Cina dopo che le esportazioni del nettare di Bacco “Made in Italy” nel gigante asiatico hanno raggiunto il massimo storico di oltre 130 milioni di euro nel 2017 (+29%). È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati Istat, divulgata in occasione dell’entrata in vigore dei superdazi cinesi. Gli Stati Uniti – sottolinea Coldiretti – hanno esportato vino in Cina per un valore di 70 milioni di euro in aumento del 33% nel 2017 e si collocano al sesto posto nella lista dei maggiori fornitori, subito dietro l’Italia. Per effetto di una crescita ininterrotta nei consumi – precisa Coldiretti – la Cina è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi.
L’opportunità di mele e pere
Un mercato strategico per i viticoltori italiani; mentre per quanto riguarda la frutta fresca l’Italia può esportare al momento in Cina solo kiwi e agrumi, anche se il lavoro sugli accordi bilaterali per pere e mele è ad uno stadio avanzato e potrebbe aprire grandi opportunità. «L’estendersi della guerra dei dazi ai prodotti agroalimentare – sottolinea Coldiretti – apre scenari inediti e preoccupanti, anche con il rischio di anomali afflussi di prodotti che potrebbero deprimere le quotazioni».
La grana sanzioni
Intanto Coldiretti – sperando in una prossima ripresa del dialogo fra Trump e Putin – ricorda il danno da 3 miliardi subito nel 2017 dalle esportazioni “Made in Italy” in Russia dopo l’introduzione delle sanzioni decise dall’Occidente contro Mosca. Le tensioni commerciali hanno ostacolato anche le esportazioni di altri prodotti, mentre sul mercato russo sono cresciuti i prodotti di imitazione. «Spero di potere presto, dal governo, raccogliere l’appello del presidente
di Confindustria Russia: via queste assurde sanzioni che stanno causando un danno incalcolabile all’economia italiana», ha dichiarato il segretario della Lega, Matteo Salvini.
METRO

2 Aprile 2018
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