M5S
5:23 pm, 1 Marzo 18 calendario

Il “ministro” di Di Maio “La Buona Scuola non va abolita”

Di: Redazione Metronews
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La Buona scuola? “Non va abolita ma va sicuramente migliorata”. Lo ha detto il candidato ministro dell’Istruzione M5s, Salvatore Giuliano, e della stessa idea il candidato premier pentastellato, Luigi Di Maio, per il quale “sicuramente va migliorata, non bisogna fare una nuova riforma ma cominciare a migliorare” la Buona scuola. Salvatore Giuliano è dirigente dell’Istituto Majorana di Brindisi, istituto innovativo.
Dietrofront.  “Buona Scuola? Tutta da buttare e da riscrivere da capo – ha precisato più tardi  Salvatore Giuliano  – Alle assunzioni fatte, e che restano, ne faremo altre. Ci tengo a far sapere inoltre che mi sono dimesso dal sindacato Anp il giorno successivo alla dichiarazione avvenuta in un convegno, dove Anp utilizzava il termine ‘docente contrastivo’ con riferimento ai docenti contrari alla buona scuola”.    “Non scioperai in occasione dello sciopero del 5 maggio contro la 107 poiché coincideva con le prove invalsi. Insieme a tanti docenti e dirigenti sostenemmo che la 107 andava superata”, sottolinea. 
Sostenitore della riforma di Renzi. In realtà il preside brindisino, presentato oggi da Di Maio, ha un passato da sostenitore convinto della riforma, per difendere la quale aveva firmato con altri colleghi un appello pubblico in difesa del provvedimento che criticava duramente i promotori della grande mobilitazione, era il 2015, organizzata dai sindacati. Il testo dell’appello, che fu pubblicato dalla rivista specializzata Tuttoscuola, non lascia adito a dubbi: “Pur riconoscendo che il DDL 2994 Giannini-Madia-Padoan sia suscettibile di elementi migliorativi e di chiarimenti interpretativi ne difendiamo con forza l’impianto e il coraggio con il quale interviene a riformare la scuola con l’obiettivo di rinnovarla e renderla rispondente ai bisogni della società complessa”. Definendo lo sciopero “demagogico”, contro un DDL che invece “interviene finalmente a precisare e definire i contorni dell’autonomia scolastica, per la quale abbiamo sempre tutti lamentato un’esistenza di principio ma una sostanziale inesistenza di fatto”. Mentre “il catalizzarsi della protesta contro quello che è stato definito lo strapotere dei presidi sceriffi è almeno anacronistico”. D’altra parte, scrivevano gli autori dell’appello, tra cui il possibile ministro 5 stelle, “non ci sono scuse stavolta. Nessuno può parlare di tagli. Nessuno può parlare di precariato. Nessuno può parlare di distruzione della scuola pubblica”. Anche perché la riforma “incrementa sensibilmente, come mai accaduto in passato, le risorse destinate alla scuola attraverso numerosi strumenti, dall’organico dell’autonomia, con il quale sarà possibile arricchire la proposta didattica, garantire ampie opportunità formative, personalizzare il curriculum degli studenti, all’incremento del fondo delle istituzioni scolastiche, all’investimento sulla formazione e sull’autoformazione dei docenti, attraverso lo strumento personale della carta per la formazione e l’aggiornamento del docente, fino ad arrivare alle risorse per l’edilizia scolastica e al bonus per la valorizzazione del merito dei docenti”. 

1 Marzo 2018
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