Tra i banchi serve un ritorno all’antico
Un genitore picchia il vicepreside perché gli ha rimproverato il figlio. E’ successo a Foggia. E’ un caso della lunga serie succedutesi negli ultimi mesi. La mancanza di legge e ordine si è sparsa a macchia d’olio. Sintomo di una società sbrindellata. L’assenza di autorità, del pugno forte, si ripercuote nello svuoto di rispetto tra le persone. La cattività dei rapporti, il mettere in discussione tutti e comunque. E’ un problema di sicurezza pure questo. O per lo meno ha riferimenti in uso nella discussione sul caso Macerata. Ad esempio il clima di terrore in cui vivono i controllori dei biglietti delle tratte ferroviarie dei regionali, spaventati dalla strafottenza di giovani in delirio di onnipotenza che si arrogano il diritto di usare violenza. Non tutto il mondo è paese. Ci sono scuole di eccellenza dove i ragazzi si recano in aula con amore e disciplina. E non sgarrano. Il degrado, anche delle strutture, è a macchia di leopardo. Dovuto alla fatiscenza delle periferie e quello che ne consegue.
Ma è vero che le maglie dell’insegnamento si sono troppo allargate. Andrebbe ripresa la severità di qualche decennio fa. Partendo dai divieti e dalle sanzioni. Solo successivamente la dissertazione può convergere sul tipo di scuola, se quella Steineriana o la Montessori. Jean Michel Blanquer, Ministro della Pubblica istruzione francese vuole riportare in classe il sapore antico. Il ritorno delle divise e del grembiule, un dettato al giorno, lezioni di coro. Non arriviamo alle punizioni corporali ma si deve capire che la scuola non è il bar sport ma una sorta di the apprentice del merito, il sei dentro o sei fuori di una sana competizione. E lo scrive uno che era il terrore dei supplenti. Convertito al fai la cosa buona e giusta.
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