Anche il packaging ora diventa bio

ROMA Un rifiuto che diventa materia. Ecco il senso del concetto di economia circolare. Prima ancora che smaltire correttamente, bisogna ridurre la produzione di rifiuti, tagliando di netto imballaggi e usa e getta. Secondo gli ultimi dati, diffusi in occasione della giornata mondiale contro lo spreco, l’83% dei rifiuti in plastica censiti nei mari italiani è costituito da packaging, per lo più usa e getta. Riutilizzare gli scarti per produrre nuova materia è dunque indispensabile. Come accade con il plasmix, figlio del riciclo della plastica, che diventa nuovi arredi urbani e come adesso accade anche con le acque reflue della filiera casearia grazie a un progetto made in Italy.
Startup pugliese
Si chiama “Biocosì” il progetto sviluppato da Enea con la startup pugliese EggPlant: trasformeranno in 18 mesi i rifiuti caseari in risorse producendo bioplastica per imballaggi e packaging per alimenti 100% biodegradabili e compostabili. Sono due le fasi che rendono il progetto innovativo: innanzitutto i laboratori di Brindisi di Enea hanno sviluppato un processo che fraziona il siero di latte per recuperarne tutte le componenti ed estrarne acqua ultrapura. Poi la Egg produce bioplastica biodegradabile e bioderivata dal lattosio estratto dai reflui, con benefici anche sulla riduzione degli inquinanti.
Un business ecologico
«Questa innovazione ispirata ai principi dell’economia circolare con l’obiettivo ‘zero rifiuti a fine processo’ – sottolinea Valerio Miceli della Divisione Biotecnologie e agroindustria dell’Enea – consente di tagliare di circa il 23% il costo unitario di produzione del biopolimero». Attualmente, le bioplastiche rappresentano circa l’1% delle plastiche prodotte ogni anno in Europa (circa 300 milioni di tonnellate). Ma il mercato è in crescita. L’industria italiana delle bioplastiche nel 2015 ha registrato un aumento del 25% dei manufatti prodotti e un fatturato di 475 milioni di euro (+10%).
STEFANIA DIVERTITO