Italia, ultima chiamata Il Mondiale o il baratro
CALCIO Qualcuno di voi conosce il nome di una squadra di calcio svedese? Io ho amato Pippi Calzelunghe (ho anche portato mio figlio a visitare la casetta nel bellissimo Junibacken, a Stoccolma) ed ho sempre dato alla Svezia le facce di Bjorn Borg ed Anita Ekberg. E sì, magari pure di Ingrid Bergman, ma sicuramente non di calciatori (Ibrahimovic a parte): per cui vivo come una somma ingiustizia i 90 minuti di terrore puro a cui si è condannata l’Italia quattro volte campione del mondo (ore 20,45, diretta Rai Uno) contro una Svezia che ora sembra il Brasile.
Appesi ad un filo
Per andare ai mondiali bisogna rimontare l’1-0 dell’andata, cosa mai riuscita ad alcuna squadra nei playoff Uefa (ci andò vicina l’Olanda nell’86 contro il Belgio, alla vigilia dei Mondiali in Messico, ma poi finì 2-1). Ventura ha detto che «serviranno tattica, cuore e determinazione», solito buonismo per dire che serve un’altra Italia. Nelle sue notti presumo insonni il ct avrebbe pensato anche di rimontare sulle montagne russe del 4-2-4, progetto accarezzato ma alla fine accantonato per un altro piano d’emergenza: il 3-5-2 con due esclusi, Belotti e De Rossi (oltre a Verratti, squalificato). L’idea sarebbe di impiantare il cervello del Napoli, Jorginho, nel centrocampo azzurro, aggiungere la benzina di Florenzi («pronto a morire sul campo») e davanti puntare sul sottovalutato Manolo Gabbiadini, ora in forza al Southampton. Questo, almeno, è emerso dalle ultime sedute ad Appiano Gentile. Ma nulla è ancora certo. Anzi: una cosa sì. In caso di eliminazione, sarebbe l’ultima partita in azzurro dell’eterno Buffon. Il quale ha detto ieri di «crederci» e che «servirà una piccola impresa». Ma anche un pò di fortuna, forse, non guasterebbe.
A.B.
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