ictus
7:01 am, 30 Ottobre 17 calendario

Allarme ictus occhio alla dieta

Di: Redazione Metronews
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ROMA L’ictus è un pericolo in crescita, e se per combatterlo sono indispensabili le buone abitudini, persino la sempre lodata dieta mediterranea può in parte finire sul banco degli imputati. L’ictus è la terza causa di morte, la prima causa di disabilità nell’adulto e la seconda causa di demenza a livello mondiale. Quasi 200 mila casi l’anno solo in Italia, di cui il 20% non sopravvive, e 50 mila persone che devono convivere con gravi disabilità. Malgrado in Italia, come negli altri Paesi europei, il tasso di mortalità sia diminuito negli anni, il nostro Paese rimane tra i più a rischio per questa patologia, come spiega Simona Giampaoli, del dipartimento Malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell’invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità. «L’Italia è un Paese ad elevato rischio di ictus – spiega – sia per la sopravvivenza più elevata rispetto ad altri Paesi (l’ictus colpisce in età più avanzata rispetto alla cardiopatia ischemica), sia per alcune caratteristiche comportamentali». Nel mirino paradossalmente la dieta mediterranea, che da sempre la medicina indica come un regime alimentare sano ed equilibrato. Una dieta però, sottolinea Giampaoli, «caratterizzata da un elevato consumo di sale, fattore non indifferente nello sviluppo di ipertensione arteriosa, malattie cardio-cerebrovascolari, patologie renali, tumori del tubo digerente, osteoporosi». «La ricerca epidemiologica – sottolinea – ha dimostrato che più del 50% degli eventi può essere prevenuto e, considerando le dimensioni epidemiologiche di questa patologia, l’impatto socio-economico e le sue conseguenze in termini di mortalità, disabilità e disturbi della capacità cognitiva, diventa fondamentale implementare azioni di prevenzione a livello di popolazione generale, sia sulle persone ad elevato rischio e su coloro che hanno già avuto un evento». I trattamenti farmacologici non sono una alternativa agli stili di vita ma devono essere sempre accompagnati da un cambiamento di abitudini che tenda verso quelli più sane: abolizione del fumo; riduzione del consumo di bevande alcoliche (non più di un bicchiere di vino al giorno); diminuzione del consumo di sale, riduzione di grassi animali e colesterolo; l’attività fisica deve impegnare almeno 150 minuti a settimana; l’alimentazione deve essere varia e bilanciata con molta verdura e frutta, legumi, cereali integrali, pesce e poca carne, tutto in porzioni modeste. 
METRO

30 Ottobre 2017
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