MAFIA
8:52 pm, 19 Luglio 17 calendario

Niente scarcerazione: respinto il ricorso di Riina

Di: Redazione Metronews
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ROMA  Riina resta in carcere. Nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio, arriva una risposta forte contro la mafia e contro Totò Riina. I giudici del Tribunale di Sorveglianza di Bologna hanno rigettato il ricorso presentato dalla difesa del capomafia sul differimento dell’esecuzione della pena. Riina, in precarie condizioni di salute è detenuto in regime di 41 bis ed è ricoverato all’ospedale Maggiore di Parma. Un’ordinanza “ampiamente impugnabile” in sede di Cassazione: così il difensore di Riina, avvocato Luca Cianferoni, ha commentato la sentenza. “L’ordinanza è di rigetto – ha sottolineato l’avvocato – ma implicitamente riconosce a Riina il fatto che deve rimanere ricoverato in ospedale”. Per Cianferoni, si tratta di “meccanismi giuridici che non ci danno una ragione formale ma ci danno una ragione sostanziale. È un’ordinanza impugnabile – ha ribadito l’avvocato – e proporremo il ricorso per Cassazione”.
In un colloquio videoregistrato con la moglie nello scorso febbraio, Riina aveva ribadito: «Io non mi pento… a me non mi piegheranno» e «Io non voglio chiedere niente a nessuno … mi posso fare anche 3000 anni». In proposito il Ros ha spiegato che Riina «è un capo certamente depotenziato sul piano fisico, ma che gli accertamenti, che sono recenti, confermano nell’indiscusso carisma, con un ruolo dietro le quinte, ma molto influente della consorte, Ninetta Bagarella, che incute rispetto per il cognome da sposata ma anche per quello da nubile». Solo poche settimane fa la figlia del padrino Lucia aveva chiesto al Comune di Corleone, sciolto per infiltrazioni mafiose, il bonus bebè e si era risentita dopo il no dei commissari prefettizi. Ma sempre ieri i carabinieri  hanno sequestrato proprio ai familiari di Riina aziende, immobili e conti correnti per un milione e mezzo di euro, compresa la villa dove la famiglia trascorse la latitanza.
Retate antimafia
Nello stesso giorno è stato smantellato il potente clan mafioso di Brancaccio, già regno dei Graviano. Trentaquattro le persone arrestate. Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti dei maggiori esponenti del mandamento, con il sequestro di aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. Tra gli arrestati Giuseppe Lo Porto, fratello di Giovanni, il cooperante rapito da Al Qaeda nel 2012 e ucciso tre anni dopo in un blitz antiterrorismo. Intanto condanne per 150 anni sono state inflitte alla mafia barcellonese.
Borsellino, un anniversario con tanti dubbi
Sono passati 25 anni e ancora «giustizia non c’è». Molte e solenni le commemorazioni per la strage di via D’Amelio, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino con gli uomini della sua scorta. Ma molti – a partire dai familiari – parlano di verità non trovata, depistaggi di Stato, anomalie nelle indagini. Parlano le figlie, e c’è amarezza: «Siamo stati lasciati soli. Di amici e colleghi di prima del 1992 nessuno si fa vivo con noi. Né un magistrato. Né un poliziotto. Si sono dileguati tutti». 
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19 Luglio 2017
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