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7:56 pm, 10 Luglio 17 calendario

Su migranti e Frontex arriva lo scontro finale

Di: Redazione Metronews
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ROMA Oggi nel quartier generale di Frontex, a Varsavia, si terrà un incontro, «su richiesta delle autorità italiane», cui dovrebbero partecipare anche «altri Stati membri», in cui «si discuterà del piano operativo di Triton e della situazione nel Mediterraneo Centrale». Dietro le parole burocratiche del portavoce della Commissione Europea si nasconde lo scontro finale sul tema dei migranti. L’Italia si presenterà infatti a Varsavia nel tentativo estremo di convincere gli altri Paesi ad accogliere una parte delle persone salvate in mare, chiedendo a tal fine di modificare le regole della missione Triton per suddividere il peso dell’emergenza. «Un conto è salvare, un altro è accogliere», hanno ripetuto il premier Gentiloni e il ministro dell’Interno Minniti. Ma Francia, Spagna, Germania, Olanda e Belgio continuano a rifiutare ogni ipotesi di far arrivare nei loro porti le navi con i migranti.
Un braccio di ferro pericoloso
Dunque oggi si andrà allo scontro. Un braccio di ferro dagli esiti imprevedibili e potenzialmente pericolosi. L’Italia è arrivata infatti a minacciare una sua uscita unilaterale da Triton, che resterebbe senza comando. È pur vero che le convenzioni internazionali obbligano gli Stati non solo a salvare chi è in pericolo in mare, ma anche a trasportarlo nel «porto vicino più sicuro» che nel caso del Mediterraneo è sempre italiano. E bisogna ricordarsi che la precedente operazione “Mare nostrum” costava al nostro Paese quasi 10 milioni di euro al mese.
Intanto preoccupa la “strana” flessione delle partenze dalla Libia. Si teme che i trafficanti stiano creando i presupposti per una grande “ondata” di massa come strumento di pressione verso l’Italia. Ma potrebbe anche essere un segnale del fatto che i gruppi che controllano il traffico di migranti stanno cercando di entrare nel “business” del nuovo centro di coordinamento previsto in Libia. Resta aperto anche il fronte con le Ong. È stata rinviata la riunione prevista per giovedì tra la Guardia costiera e le Organizzazioni non governative sul nuovo codice di condotta al quale dovranno attenersi. Ieri infine un rocambolesco arresto di due trafficanti di migranti al largo delle coste siciliane: i due tornavano in barca a vela verso la Libia dopo aver lasciato alla deriva un barcone con 33 migranti al largo di Siracusa.
L’Italia minaccia di lasciare il comando di Triton
Se la missione Triton non verrà ridefinita, l’Italia ha ventilato la possibilità di abbandonarla unilateralmente gettando nel caos il Mediterraneo. Ma uscire dal programma sarebbe anche un boomerang per il nostro Paese, considerato che è grazie all’impegno sull’accoglienza dei migranti che l’Italia ha ottenuto ulteriore flessibilità e sconti economici da Bruxelles. Sin dall’origine il nostro Paese ha il comando della missione: tutte le unità navali (italiane e non) che partecipano all’operazione sono state autorizzate dall’Italia – che ha accettato inizialmente queste regole – a sbarcare sul suo territorio le persone intercettate e salvate.
Scatta la vigilanza operativa con un pattugliatore
Mentre a Varsavia prova a giocare le sue carte la politica, non si fanno attendere le novità sul piano operativo. Nei prossimi giorni, infatti, un pattugliatore italiano della Guardia di Finanza verrà inviato verso la Libia con un doppio compito. Da un lato il monitoraggio da vicino dell’evolversi delle traversate (e dello “strano” blocco delle partenze), dall’altro per tenere sotto controllo le modalità di azione delle Ong per evitare – come ha denunciato il presidente della Commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre – che si trasformino impropriamente «in corridoi umanitari privati che dalla Libia portano i migranti nel nostro Paese».
I dati del ministero dell’Interno
Sono stati 85.200 i migranti sbarcati dall’inizio dell’anno sulle coste italiane (+9,61% rispetto allo stesso periodo del 2016). Ben 9.761 i minori non accompagnati. I porti con più arrivi: Augusta (13.221) e Catania (10.254). I principali Paesi di origine sono: Nigeria (14.504), Bangladesh (8.268) e Guinea (7.844).
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10 Luglio 2017
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