La crisi, il lavoro e tutti quei soldi
Parlarne non è accanimento nei confronti di un signore fortunato e nemmeno qualunquismo, ma informazione. Mi riferisco alla decisione presa dalla nuova dirigenza dell’Azienda pubblica di elargire a Fabio Fazio, stimato conduttore di Rai 3, in quattro anni, la cifra iperbolica di settanta milioni di euro, come denuncia Michele Anzaldi della Commissione di Vigilanza, per realizzare il suo storico programma “Che tempo che fa”; buona parte dei quali, sempre secondo Anzaldi, dovrebbero finire nelle tasche del sopraddetto fortunato. Adesso, a parte che in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando da quasi dieci anni, con la disoccupazione fuori controllo, la mancanza di lavoro, i contratti a termine, il precariato, un po’ di morigeratezza non avrebbe stonato ma, mi sono chiesto: è giusto che a chi fa un lavoro tutto sommato divertente e non essenziale per le sorti del mondo debbano andare così tanti soldi pubblici? Io credo di no, ma potrei anche sbagliarmi e per questo rigiro la domanda a voi, dato che nelle stanze di Viale Mazzini devono aver pensato invece che sì: un “artista” può valere più di cento medici, di mille pompieri, di migliaia di ricercatori senza contratto. Punti di vista, ma non per questo verità.
UMBERTO SILVESTRI
Giornalista
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