Cliff diving
2:38 pm, 29 Giugno 17 calendario

Red Bull Cliff Diving I segreti dei tuffi impossibili

Di: Redazione Metronews
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CLIFF DIVING L’avversario qui è il baratro, e la gravità è un’insidia temibile ed infida che bisogna saper conoscere e gestire con preparazione fisica e controllo mentale.
Il cliff diving è perfezione, punto e basta.  Perché gli atleti si tuffano da 27 metri (gli uomini) e da 20 (le donne), e non c’è un solo centimetro  che si possa regalare all’errore. Nei soli 3 secondi di caduta libera verso l’acqua, dove si raggiungono gli ottantacinque chilometri orari,  gli atleti devono riuscire a tendere i muscoli e coordinare perfettamente ogni più piccolo movimento.
Per conoscere questo mondo si è tenuto il workshop organizzato da Red Bull nel Polo Natatorio del Foro Italico a Roma, in cui Alessandro De Rose, giovane promessa azzurra dell’High-Diving, atleta della Trieste Tuffi e della Nazionale e soprattutto, unico italiano in gara nella Red Bull Cliff Diving World Series, e Rhiannan Iffland, Campionessa Mondiale in carica della Women’s World Series, hanno svelato i segreti di un allenamento faticoso e complesso per l’esecuzione di tuffi spettacolari.
Voce tecnica del workshop è stato Claudio De Miro, capo della giuria internazionale, da 25 anni giudice nelle competizioni di tuffi da grandi altezze ed ex atleta azzurro che ha partecipato alle Olimpiadi in squadra con le leggende Giorgio Cagnotto e Klaus di Biasi.
Il tuffo nel vuoto dura poco, ma la preparazione è lunga, lunghissima.
La prima fase dell’allenamento si svolge in palestra: c’è da puntellare la tenuta muscolare, da migliorare l’elasticità, da costruire pezzo per pezzo l’equilibrio nelle verticali attraverso lo studio e la ripetizione di singole parti del tuffo «che poi- ha spiegato Claudio De Miro – vengono “assemblate” tutte insieme dall’atleta durante l’esecuzione: è lì che si vede se il lavoro è stato buono». «Io preferisco svolgere allenamenti a corpo libero, senza pesi – ha detto Alessandro De Rose – uso pesi e bilancieri solo per rafforzare le gambe, che sono la parte del corpo con la quale entriamo in acqua e che quindi deve supportare l’impatto».
Rhiannan Iffland è una ragazza solare. Quando la incontro, durante il workshop al Foro Italico, ride divertita e quasi diventa rossa quando le dico che sono rimasto a bocca aperta nel vederla sfidare la gravità con tanta naturalezza.  
Cosa pensa quando è lì, con un abisso di 20 metri ad attenderti?
(ride, ndr) È abbastanza spaventoso, ad essere onesti. L’approccio non è facile: io ho sempre paura all’inizio. Ma dura poco, perchè poi sono sola e concentrata sul mio esercizio: alla fine, quando entro in acqua, mi piacerebbe tuffarmi ancora.
C’è un momento in cui il pensiero si assottiglia e non pensa altro che a saltare lì, nel vuoto?
Sì. Non c’è niente altro nella tua mente quando ti avvicini alla piattaforma. Hai intorno la pressione della competizione, la gente che ti guarda, l’altezza: io “spengo” tutto nella mia mente e penso solo a quello che devo fare. La cosa migliore è concentrarsi sull’inizio dell’esercizio, perchè iniziare bene è fondamentale.
Perchè? Un errore non si può recuperare in 20 metri?
Se inizi bene tutto il resto viene con naturalezza: non dico facilmente ma tutto segue un programma che hai organizzato a terra, durante gli allenamenti. Se qualcosa va storto beh…hai  devi darti da fare in tempi brevi, per cercare di venirne a capo.
Come hai iniziato la sua carriera?
A sette anni ho preso in mano un trapezio, la ginnanstica mi piaceva moltissimo. Poi a nove anni, visto che la piscina mi affascinava moltissimo, ho chiesto a mia mamma di portarmi: l’amore per l’acqua è stato immediato. Tutto è cominciato da lì. 
Fino a quando ha intenzione di continuare?
Fosse per me, il più a lungo possibile: ma alla fine è il tuo corpo a decidere.
E poi, cosa ha intenzione di fare nella vita?
Le dico un piccolo segreto, che non c’entra nulla con il Cliff Diving: mi piacerebbe entrare nella polizia australiana.
La ventiseienne australiana parteciperà a tutte le 6 tappe previste dal calendario della Red Bull Diving World Series 2017, pronta a difendere il suo titolo mondiale.
Il Cliff Diving piace a tutti, perchè rapisce l’occhio. Ma non è uno sport per tutti.  «Questo è vero – ha detto De Miro – non è solo questione di tecnica, la testa gioca un ruolo fondamentale. Nella mia lunga carriera di giudice, ho incontrato moltissimi tuffatori tradizionali che ammettono che non si tufferebbero mai da queste altezze vertiginose». 
Non resta che godersi lo spettacolo. Ora la Red Bull Cliff Diving World Series, il campionato di tuffi da grandi altezze più entusiasmante del mondo, si prepara alla sua nona stagione. Dopo la tappa irlandese di Inis Mór, la più grande ed estesa delle tre isole Aran (situata nella Baia di Galway) sarà la volta della tappa portoghese a Sao Miguel, isola di origine vulcanica delle Azzorre Portoghesi, dove gli atleti si tufferanno direttamente dalle rocce.
Nella seconda metà di luglio, il campionato farà tappa in Italia: per il terzo anno consecutivo sarà  Polignano a Mare, in Puglia, ad ospitare la gara. Polignano si riconferma una delle location predilette dagli atleti, per la bellezza del paesaggio e per il grande calore ed entusiasmo con cui il pubblico li attende: sono stati oltre 70.000 gli appassionati che nella scorsa edizione hanno assistito alle loro spettacolari acrobazie in caduta libera, supportando in particolare Alessandro De Rose, unico atleta italiano in gara. Dopo la Red Bull Cliff Diving World Series si trasferisce in Texas, sull’affascinante Hell’s Gate del Possum Kingdom Lake, e poi nelle acque pungenti di Mostar, in Bosnia Erzegovina, tuffandosi dall’antico ponte Stari Most, simbolo della città. ll Gran Finale andrà in scena ad ottobre, in Cile, nelle affascinanti cascate Riñinahue, circondate da incantevoli vulcani innevati. Ce ne è di che restare a bocca aperta, no?
A.B.  
 
 

29 Giugno 2017
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