Milano
6:45 pm, 5 Giugno 17 calendario

Il gran ballo di Brera come la prima della Scala

Di: Redazione Metronews
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MILANO Non vuole dare troppi numeri, ma nel tracciare il bilancio del suo primo biennio a Brera il direttore James Bradburne qualche cifra la dà: va particolarmente orgoglioso del riallestimento di oltre metà delle sale, 22 su 38, effettivamente una sferzata di colori che ha rimesso al centro le opere rinnovando anche 190 didascalie bilingui di cui 17 d’autore. Significativo poi l’aumento del 30% di visite guidate. In totale 443.950 visitatori in un anno. E poi le nuove iniziative: concerti, un compositore in residence, la star Michael Nyman, che comporrà opere ispirate ai capolavori esposti (si parte con la Fiumana di Pellizza da Volpedo), fino all’annuncio del Ballo di Brera il 21 giugno. Assoluta novità che Bradburne presenta come risposta estiva alla prima della Scala: una serata riservata a 1000 ospiti tra autorità locali, vip e sponsor che danzeranno nel cortile della Pinacoteca, il più generoso dei quali si aggiudicherà un gioiello, la rosa di Brera.
«Tutto questo è possibile grazie agli strumenti messi a disposizione dalla riforma, chi mi ha preceduto non avrebbe avuto così mano libera» ci tiene a sottolineare Bradburne con inevitabile riferimento alla sentenza del Tar che ha sospeso cinque suoi colleghi nominati nella stessa tornata, tra cui uno straniero come lui. «La sentenza del Tar non è contro gli stranieri, ma contro la filosofia della riforma. Ma non mi sento minacciato come straniero, tanto più che con la manovrina il Governo ha messo le cose a posto. Due settimane fa in Formula 1 ha vinto l’Italia della Ferrari, ma al volante c’era Vettel. È la stessa cosa».
La filosofia di Brera di questi due anni è stata quella di puntare non sulle grandi mostre, ma sulla migliore fruizione del patrimonio e sull’apertura alla città. Punto focale i dialoghi che hanno visto opere della collezione messe in dialogo con opere ospiti, 11 in tutto.
L’ultimo dialogo che si inaugura l’8 ci svela un pittore settecentesco meno noto come Pompeo Batoni di cui la Pinacoteca possiede una Madonna con bambino e santi, messo in relazione con opere esterne dello stesso autore e di altri, accanto ad alcuni disegni conservati dall’Accademia fin dalle sue origini, usate dal ‘700 come modello su cui studiare.  PAOLA RIZZI

5 Giugno 2017
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