Maria José Siri/lirica
5:22 pm, 20 Aprile 17 calendario

Maria J. Siri, una vita da soprano giramondo

Di: Redazione Metronews
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OPERA Già Madama Butterfly per Riccardo Chailly alla Scala di Milano, poi Manon Lescaut (dal Regio di Torino al Grand Théâtre di Ginevra), e ora Maddalena di Coigny in Andrea Chénier alla Deutsche Oper di Berlino e al Teatro dell’Opera di Roma (dal 21 aprile). Solo per citare alcuni dei personaggi più importanti a cui la soprano Maria José Siri ha dato o dà voce e corpo. 
Che effetto fa essere tra le più richieste ugole al mondo?
Non penso mai a questo risvolto. Penso solo a cercare di migliorare, voglio dare di più ad ogni recita ed è sempre la prima volta per me sul palcoscenico.
Nata in Uruguay da famiglia italiana. Come si è avvicinata alla lirica?
Mio padre mi ha contagiato con la sua passione per la musica: suonava la chitarra e mi ha trasmesso l’amore per il tango in particolare. Ho iniziato a 5 anni a studiare pianoforte: è stato il mio migliore amico. Mi sono diplomata e ho cominciato a suonare anche il sax tenore: è stato facile imparare il secondo strumento una volta risolto il problema del fiato. Poi, un bel giorno sono capitata a lezione di canto per un orario sbagliato: avevo quattro ore libere prima di poter tornare a casa dalla città al paese in cui vivevo, così rimasi in classe e ascoltai un soprano esibirsi. Ne fui rapita, folgorata. Provai un forte brivido che mai avevo provato prima di allora. Così chiesi all’insegnante di turno di iniziare il corso di canto lirico.
Lei vive stabilmente a Verona ma viaggia molto. Movimentata la vita da soprano?
Sì, ma faccio un lavoro che mi dà ancora i brividi, però, il più bello del mondo. Sono fortunata, me lo dico sempre!
È stata diretta dai più grandi maestri d’orchestra: da Barenboim a Zubin Metha da Noseda a Domingo. Quale le è restato nel cuore?
Bruno Bartoletti: mi fece debuttare ne Il Trovatore al Carlo Felice appena arrivata in Italia, 10 anni fa. Ero una sconosciuta in Europa…
In un mondo iperconnesso, dove tutto è a portata di clic, perché mai i ragazzi dovrebbero venire all’opera?
Perché non troveranno nessun altro spettacolo con voci naturali a questo livello, musica dal vivo ed emozioni in presa diretta. La tecnologia ok, ma lgrazie a dio le emozioni si provano confrontandosi con altri esseri umani e questo strumento, la voce, fa davvero miracoli. Per non parlare della bellezza dei costumi e delle scenografie che fanno bene agli occhi oltre che al cuore. Provare per credere, almeno una volta nella vita!
 
ORIETTA CICCHINELLI

20 Aprile 2017
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