MAFIA CAPITALE
10:32 pm, 22 Novembre 16 calendario

Mafia Capitale, Carminati: “Ricco grazie al furto del ’99”

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Come nel Monopoli», una serie di puntualizzazioni per evitare di tornare al punto di partenza. Dal carcere di Parma dove è detenuto, Massimo Carminati, considerato il boss di Mafia Capitale, una volta per tutte, ha voluto mettere in chiaro l’origine delle sue fortune economiche. Che non deriverebbero dal traffico di droga o dal riciclaggio, come più volte ipotizzato dalla procura, che proprio ieri ha presentato una perizia di parte che stima in 4,8 milioni di euro il valore di decine di quadri, circa 97, sequestrati nella sua villa e in quella di Agostino Gaglianone. Ma esclusivamente dal furto al caveau della Banca di Roma di Piazzale Clodio del 1999.
«Solo i carabinieri fanno finta di non capire – ha detto Carminati – Tutti girano intorno alla mia disponibilità economica. È ovvio quale sia la mia disponibilità economica dal 2002. Se c’erano tutti questi dubbi che io a evssi partecipato al furto al caveau – ha aggiunto il “Cecato” – potevano dirlo prima così mi assolvevano. Invece sono stato condannato. È vero, c’erano molti documenti, ma fra un documento e l’altro ho preso pure qualche soldo».
La sua “confessione” è arrivata al termine di una giornata considerata decisiva dai legali delle difese, che ha visto sfilare in veste di testimoni nell’aula bunker di Rebibbia alcuni fra gli uomini del Ros che hanno condotto le indagini. Il primo, Massimiliano Macilenti, per molti anni alla guida dell’unità antiterrorismo del Ros, ha negato l’appartenenza di Carminati ai servizi Segreti: «Non mi risulta che fosse legato». Mentre, il maggiore Francesco De Lellis, invece, ha ricostruito alcuni frammenti della sua attività investigativa. «Fino al febbraio del 2013 non ho riscontrato episodi contro la pubblica amministrazione di stampo mafioso», ha detto De Lellis, secondo cui Salvatore Buzzi, «non ha utilizzato metodi intimidatori per ottenere gli appalti, nè ha minacciato gli altri concorrenti delle gare».
Le sue parole, per l’avvocato Giosuè Bruno Naso, legale di Carminati, sono la prova che quella sul “Mondo di Mezzo” sia stata «un’indagine ad personam contro Carminati, in cui sono state fatte intercettazioni alla ricerca di un reato e non di supposti reati», anche se la procura è convinta che l’impianto accusatorio continui a rimanere immutato. Intanto, da ieri, Luca Odevaine, agli arresti domiciliari dal novembre 2015, è tornato in libertà. Dopo aver patteggiato 2 anni e 8 mesi di reclusione per il filone dell’indagine relativo al Cara di Mineo, Odevaine continua ad essere imputato nel maxi processo di Rebibbia.
MARCO CARTA

22 Novembre 2016
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