Cultura, schiaffo da Torino Musei

TORINO L’ultimo atto della querelle tra la Fondazione Torino Musei e Appendino per la mancata organizzazione della mostra di Manet si è consumato ieri. Patrizia Asproni, presidente della Fondazione, ha rassegnato le dimissioni proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto incontrare Appendino.
«Lascio per profonda sfiducia nella nuova amministrazione», ha detto. «Avrei voluto incontrare la sindaca e parlare con lei dei progetti della Fondazione. Non è stato possibile. La città ha dimostrato un comportamento non istituzionale, per non dire maleducato e offensivo».
Accuse che Appendino ha rispedito al mittente su Facebook: «A più riprese si è sentita la frase “la sindaca non ha mai voluto incontrarmi”», ha scritto Appendino, spiegando di aver ricevuto una sola richiesta di incontro da Asproni lo scorso 19 luglio. «In data 4 ottobre, prima che scoppiasse il caso Manet, la mia segretaria chiama Asproni, la quale dà disponibilità solo per il 24 ottobre». Ma ciò che è grave per la sindaca è che Asproni non abbia fatto alcun accenno alla questione Manet: «Bastava una telefonata», ha ribadito Appendino.
In serata, poi, in Comune è arrivata una diffida da parte di Confcultura, l’associazione degli operatori ai servizi museali (presieduta da Asproni) che ha come oggetto l’organizzazione della Borsa internazionale delle Mostre e della Cultura in programma per il 2017. Il motivo? La manifestazione sarebbe una sorta di copia dell’evento «The Culture Stock Exchange», promosso dal 2014, del quale «la stessa città di Torino era tra i partner istituzionali». L’assessore comunale alla Cultura, Francesca Leon, ha ribattuto: «La “Borsa internazionale della Cultura – International Culture Stock Exchange» prevista per il 2017 non ha nulla a che vedere con l’iniziativa «Borsa Internazionale delle Mostre – Art&Museum international exhibition xchange”, a cui la Città ha aderito con una delibera del maggio 2013».
REBECCA ANVERSA